Ott 28, 2018 | Notizie | 0 commenti

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VISITE MEDICHE???….TEMPI RISTRETTI

9 minuti il tempo medio di durata di una visita medica in Italia, dal medico di famiglia.

Dei tempi medi di visita in diversi paesi del mondo, se ne è occupato nel 2017 il Brithis Medical Journal Open.

Un gruppo di ricercatori, capitanati dal dr Greg Irvin, della Unità Operativa di Cure Primarie dell’Università di Cambridge, ha analizzato attraverso una metanalisi, i dati provenienti da 178 studi relativi a 67 Paesi per un totale di quasi 29 milioni di visite. 

La classifacia vede l’Italia posizionarsi nella parte bassa della classifica con una media di ) minuti.

Al primo posto la Svezia con 22,5 minuti ed all’ultimo il Bangladesh con 48 secondi.

Il dato non è incoraggiante, ed anche quando si passa a valutare i tempi di durata delle visite mediche specialistiche, che si operano ad esempio in ospedale, i risultati sono poco confortanti.

Indagine di diverse provenienza, condotte dalle principali associazioni italiane di medici oncologi, così come quelle provenienti dalle organizzazioni di pazienti e cittadini, mettono amaramente in evidenza il fatto che da noi le visite non solo durano poco, ma sono anche condotte male dal punto di vista della comunicazione.

In parole povere i medici hanno grande difficoltà a porsi in una relazione verbale coi pazienti, efficace e conforme ai bisogni dei malati e dei loro familiari.

La prima cosa che generalmente i nostri camici bianchi non fanno è ascoltare in maniera attiva le persone che hanno di fronte.

Eppure basterebbe poco.

Inaftti secondo ricerca condotta da studiosi dell’ Università di Basilea, sono sufficienti due minuti di ascolto attivo per infondere tranquillità e soddisfazione al paziente.

Da un studio italiano, risulta che mediamente il medico impegnato nei nove minuti di visita, incrocia la vista del suo paziente per una ventina di secondi, preferendo distrarsi dal peso dello sguardo compilando a mano fogli di carta o usando il pc.

Quando ciò si verifica, si osserva un aumento ingiustificato nella prescrizione di farmaci, soprattutto antibiotici, ed esami clinici di approfondimento.

Un tema molto dibattutto negli ultimi anni, e promosso proprio dal CIPOMO, ossia il collegio dei Primari Oncolgi Ospedalieri, è la prtaica della cosiddetta “Medicina Narrativa”, un modello di relazione e comunicazione medico-paziente che rimettere al centro della strategia di cura la persona, piuuttosto che il suo “organo malato”

Rispondere  con chiarezza e semplicità alla leggittima domanda su cosa sia la “medicina narrativa” e su come essa diventi atto medico, è difficile anche per quei medici che la praticano.

Possiamo accettare come stimolo all’approfondimento questa definizione:      

“Con la consapevolezza quindi di scontentare tutti possiamo affermare che la Medicina Narrativa altro non è che il recupero della storia del paziente nel senso più profondo del termine, che va certamente ben oltre la storia clinica, vista come storia della malattia e non del paziente. Il paziente racconta al medico la propria “storia di malattia”, e questa narrazione è presentata quasi sempre come la descrizione vera e completa di colui che la racconta, anche se, purtroppo, ormai così non è più.”

Va da se che una pratica non occasionale delle NBM (Narred Based Medicine) richiede ben piu tempo che quei 9-10 minuti indicati frequentemente anche dai Direttori Generali delle Aziende Ospedaliere come i tempi di attività che contengono le liste d’attesa.

E va altrettanto da se, che il nostro medio medico specialista formato per curare organi e non persone, non detiene le giuste competenze per esercitare la sua professione in modalità nuova.

A “ieri” avevavmo un certo numero piccolo di pionieri eroici che sperimentano cose nuove, anche contro le regole interne delle organizzazioni saitarie

Ad oggi, con la Legge 219 del 2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018, le cose sono “obbligatoriamente” cambiate:

Art.1

comma 2:

E’ promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico che si basa sul consenso informato nel quale si incontrano l’autonomia decisionale del paziente e la competenza, l’autonomia professionale e la responsabilita’ del medico. Contribuiscono alla relazione di cura, in base alle rispettive competenze, gli esercenti una professione sanitaria che compongono l’equipe sanitaria. In tale relazione sono coinvolti, se il paziente lo desidera, anche i suoi familiari o la parte dell’unione civile o il convivente ovvero una persona di fiducia del paziente medesimo.

comma 8:

Il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura.

Quando non va così il cittadino ha una sola strada da percorrere…

I CITTADINI VOGLIONO SUBITO IL DIFENSORE CIVICO NAZIONALE

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