Purtroppo in Italia casi di malasanità sono all’ordine del giorno: eccone uno
Nicolina doveva operarsi, una operazione diciamo di routine. Si ricovera il martedì e le viene detto che il giovedì sarebbe stata operata e il sabato sarebbe uscita.
ARRIVA IL GIOVEDÌ
Vengono gli infermieri in stanza, la mettono sulla barella e via verso la sala operatoria. Arrivati in sala operatoria Nicolina viene adagiata sul letto, viene sedata per addormentarla e via con l’intubazione.
“Provaci tu Francesco ad intubare, sei nuovo così impari”, ricostruisce l’indagine. Francesco fa un primo, un secondo, un terzo, un quarto e un quinto tentativo ma niente non riescono ad intubare Nicolina. Ed ora che si fa? Non si può operare. E Nicolina viene riportata in stanza.
ARRIVA IL VENERDÌ
Gli infermieri vanno di nuovo in stanza da Nicolina , la prendono e con la barella la portano in sala operatoria. Giunta qui non operano ma le fanno fare una visita otorinolaringoiatra da dove si evince che, per via dei tentativi di intubare, ha una escoriazione alla gola e ciò comporta una cura di cortisone. Nicolina delusa vuole andare via ma le viene detto che se va via perde il turno di operazione. Rimane allora una settimana e finalmente la operano, non completamente come avrebbe dovuto in quanto Nicolina impaurita non vuole essere più intubata.
CONCLUSIONE
Per negligenza o inesperienza si sono provocati a Nicolina danno alla gola e danni psicologici mentre alla sanità pubblica il costo di una settimana in più di ricovero ospedaliero.
Quando finirà tutto ciò?
Quando si vigilerà sui danni da errori e sui costi inutili della sanità?
Fabio Riccio
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