Lug 24, 2018 | Notizie | 0 commenti

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Un viaggio lungo 40 anni…(parte prima)

2018 anno di grandi (???)festeggiamenti…

Il 28 dicembre 1978 nasceva il Servizio Sanitario Nazionale, grazie al fervido impegno dell’onorevole Tina Anselmi.

Siamo nel quarantennale ed ad un punto di svolta per poter rinnovare nel futuro i buoni propositi della legge e preservare tutto ciò che faticosamente abbiamo conquistato, adeguando l’organizzazione ai bisogni attuali dei cittadini.

Ripercorrere tutta la storia del SSN è necessario per comprendere appieno come e perché siamo arrivati fino a qui…e dove potremo andare…

Pensare di fare questo viaggio a ritroso in un solo post sarebbe insensato ed improduttivo.

Ho deciso di farne un racconto a puntate fino al giorno esatto dell’anniversario.

Prima di quel 28 dicembre i cittadini usufruivano di assistenza sanitaria attraverso le cosiddette “casse mute”, cioè Enti mutualistici competenti per categorie di lavoratori, che, a fronte della sottoscrizione di una  “assicurazione sanitaria”, remunerata in parte dal lavoratore ed in parte dal datore di lavoro, corrispondeva al lavoratore ed ai suoi familiari, le prestazioni sanitarie.

Questo modello organizzativo correlava il “diritto alla salute” non all’essere “cittadino”, ma all’essere “lavoratore”.

Esso generava diverse forme di diseguaglianza, essendo inevitabilmente legata la qualità e tempestività dell’assistenza sanitaria, al censo dei singoli iscritti alle “casse mutue”

Il nuovo Servizio Sanitario Nazionale, nasce subito fondandosi su principi diversi:

Uguaglianza, universalità, solidarietà

Riprendendo l’art 32 della Costituzione:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Esso si pone lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in quanto persone fisiche, condizioni di uguaglianza ed accesso all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie.

Il nostro  SSN è sostenuto attraverso la fiscalità generale, secondo i criteri vigenti di tassazione a cui noi singoli cittadini siamo soggetti, e quindi indipendentemente dal quantum di “servizi sanitari” che vengano effettivamente fruiti nell’arco di una vita.

Da un punto di vista squisitamente etico, ognuno di noi non può che esser fiero di possedere e compartecipare all’esistenza in vita di un “servizio sociale” cosi Bello, Buono e Giusto.

In questi 40 anni diverse integrazioni sono state poste in essere attraverso leggi, per far fronte ad esigenze di carattere economico , riorganizzativo-gestionale e, più amaramente, per interessi speculativi politici di singole fazioni.

Per certi versi potremmo  dire che abbiamo perso “ l’innocenza e la purezza” dei padri costituenti se, travolti da sirene elettorali, slogan e frasi fatte in forma di 280 caratteri, anteponiamo un minuscolo interesse personale, ad un beneficio perenne della collettività.

Dico ciò perché in questi 40 anni abbiamo sottoscritto o tollerato, un numero significativo di norme che hanno profondamente modificato i principi ispiratori, e di conseguenza anche la modalità’ con cui il SSN esplica le proprie funzioni.

Su tante di questi leggi, molte in opposizione tra loro su specifiche azioni, quelle che a mio avviso più hanno depauperato il nostro gioiello, mettendone in discussione la stessa esistenza in vita, sono state la modifica del Titolo V della Costituzione (18/10/2001) con relativo trasferimento alle Regioni di Competenza in materia sanitaria e facoltà di legiferare  equiparata allo Stato, ed introduzione successiva della Legge 42 del 2009, il cosiddetto “federalismo fiscale in sanità”.

Il combinato di queste due norme, e delle successive di spending review generali nella PA, con conseguente blocco del turn-over dei dipendenti pubblici, ha determinato la creazione di 21 Servizi Sanitari Regionali , diversi e sempre più distanti  tra loro, ingigantendo le differenze tra le Regioni più avanzate e ricche,  e quelle povere e depresse….

La Campania, e tutto il sud, ahi noi, si ritrova sempre tra gli ultimi posti di classifiche sulla qualità, quantità e tempestività di servizi sanitari erogati ai suoi cittadini.

Siano esse classifiche generate da Istituzioni pubbliche, organizzazioni-nonprofit, soggetti profit….

Eppure dimentichiamo che il Fondo Sanitario Nazionale si origina dalla fiscalita’ generale….e che un pescatore di Mazara del Vallo, compartecipa all’acquisto di un anticorpo monoclonale per il tumore del colon-retto, tanto per uno sconosciuto suo connazionale di Brindisi, quanto per uno di Bologna….ed esattamente allo stesso modo con cui si verifica il reciproco.

Da qualche anno a questa parte, sentiamo invocare a gran voce…o sussurrare negli orecchi…il ritorno, seppure in “Salsa Gourmet”, alle care vecchie Mutue, modello professor Guido Tersilli, ed alle assicurazioni integrative, guarda caso anche stavolta agganciate ai CCNL di categoria….

Forse ci siamo un po’ addormentati negli ultimi 20 anni, impigriti su comodi sofà a guardare rassicuranti  talk-show e “grandi fratelli”.

Adesso bisogna risvegliarsi, rimboccarsi le maniche e tornare a rivendicare diritti, analizzare i problemi, elaborare  e promuovere soluzioni.

Non più da soli…

I CITTADINI VOGLIONO SUBITO IL DIFENSORE CIVICO NAZIONALE

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