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UN VIAGGIO LUNGO 40 ANNI… (PARTE SECONDA)

Roma, addi’ 3 agosto 2007

Presidente della Repubblica: Giorgio NAPOLITANO

Presidente del Consiglio dei Ministri: Romano PRODI

Ministro della salute: Livia TURCO

E approvata la legge n. 120 del 2007.

Si introduce nel nostro SSN un meccanismo per cui sarà possibile di fatto scavalcare le liste d’attesa, pagando privatamente le prestazioni.

La legge, come tante italiane, nasce con altri auspici ma piuttosto rapidamente prende altre strade e genera negli anni un convincimento nei cittadini fortemente negativo.

La NORMA, in breve, consente ai medici dipendenti della P.A. di svolgere la propria attività privata all’interno dell’ospedale in cui lavorano, fruendo delle infrastrutture e dei servizi ospedalieri, in cambio di tariffe concordate e calmierate, e cedendo all’ente una parte dell’onorario stabilito.

Il cittadino di contro ha la certezza della fatturazione per la prestazione ricevuta, ed effettuando il suo iter assistenziale in regime privatistico ma dentro il grande ospedale pubblico, dovrebbe ricevere una percezione di garanzia di qualità che altrove non avrebbe.

Accanto alla fornitura di servizio di visite mediche private, la legge autorizza gli enti ospedalieri a mettere a disposizione dei cittadini, in regime privatistico, anche altre prestazioni sanitarie complesse, quali ad esempio interventi chirurgici.

Guardando agli interessi della P.A, vi sarebbe nella legge, l’auspicio di poter trasformare gli attuali contratti di lavoro non-esclusivi ed a tempo parziale, in una sorta di contratti a tempo-pieno senza un enorme esborso economico.

Infatti agire direttamente sul contratto collettivo di categoria, trasformando la condizione di dipendenza da non esclusiva ad esclusiva, avrebbe determinato un quasi raddoppio delle retribuzioni.

Ad oggi gli operatori sanitari che optano per l’attività privata in intramoenia, oltre a ricevere un indennità economica contrattualizzata, garantirebbero durante l’orario di ALPI ( attività libero professionale intramuraria) una disponibilità a prestare la propria opera in caso di emergenze.

Ad oltre 10 anni dall’entrata in vigore della norma, ritardata negli effetti immediati, in molte regioni, a causa della non adeguatezza degli ospedali a garantire i servizi minimi per poter effettuare l’ALPI dentro gli ospedali stessi, la percezione che il cittadino ha di questa norma è che essa ha ulteriormente depauperato il SSN della iniziale vocazione a garantire  gratuità ed equità di prestazione sanitarie a fronte del bisogno di salute.

Impegnare tempo a discutere sulla giustezza del sentimento comune, sarebbe inconcludente e fuorviante.

E’ chiaro per questa norma, come per tante altre, che manca del tutto nel nostro paese un’autorità di Garanzia che “comunica” in maniera corretta ed efficace al Cittadino, ogni atto di trasformazione del Servizio Pubblico e del Welfare, e che mantiene costantemente attivo ed aperto IL DIAOLOGO.

D’altronde moltissime informazioni, che devono essere possedute dai cittadini per l’esercizio corretto dei Diritti , sono molto complesse da comprendere, e viceversa sempre meno il cittadino possiede e sa gestire pienamente gli strumenti di acquisizione delle informazioni.

In ambiti come quello della Salute, il cittadino portatore di patologia, ha aggravanti emotive per potere acquisire, comprendere ed utilizzare in maniera funzionale le informazioni che lo riguardano.

Siamo ad un punto di svolta…chiedere e costruire un modello sociale realmente moderno, non può prescindere da l’esistenza di un Istituto di Garanzia che assolva a diverse funzioni.

I CITTADINI VOGLIONO SUBITO IL DIFENSORE CIVICO NAZIONALE.

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