Ago 25, 2015 | Notizie | 0 commenti

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UN SENATO CON VOCI INTERNAZIONALI

Un Senato con voci internazionali

 

Il potere politico dei partiti, anziché aver ridotto l’invadenza e la pressione costante, tipica degli ultimi anni, cresce ogni giorno, non solo all’interno degli organi istituzionali ma ai vari livelli dell’assetto civico e sociale. Di ciò ne soffre la democrazia, intesa nel suo senso più autentico, come espressione di libertà, partecipazione e trasparenza.

Che fare? Senza dubbio ogni intervento civico può migliorare questa realtà e ogni “iniezione di civismo autentico” può contribuire, sopratutto se portatore di idee, persone e strutture specifiche, come ad esempio un Senato civico, un Presidente eletto dai cittadini e non dai partiti, un Consiglio comunale civico, ecc… Tuttavia un aiuto ulteriore può provenire da un apporto esterno. Ad una attenta analisi, infatti, si può notare che gli Stati non sono solo governati dai propri organi istituzionali ma, in questa fase storica è in atto una sorta di “de-nazionalizzazione”, nel senso di una graduale attribuzione a enti sovranazionali di molte prerogative un tempo di competenza esclusiva dei Governi, tale da influenzare seriamene il tasso di democrazia di ciascuna comunità. Cito a solo titolo di esempio, organismi come Unctad (Confer. Nazioni Unite per Commercio e Sviluppo), Omc (Organizzazione Mondiale Commercio), l’Iso (Organiz. internaz. per la Standardizzazione), Itlos (Tribunale intern. per il diritto del mare), l’Icsid (Centro intern. per le controversie sugli Investimenti), la Corte europea per i diritti dell’uomo, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, e molti altri accordi e convenzioni sovranazionali che hanno effetti rilevanti sulle legislazioni nazionali, a volte imponendo obbligazioni o veti, o anche risoluzioni di controversie in corti e tribunali internazionali. A volte viene esercitato anche un controllo giurisdizionale sovrastatale sul comportamento delle istituzioni politiche nazionali da organizzazioni che non hanno natura politica come la Corte europea dei diritti dell’Uomo.

Tutto ciò può contribuire a rendere il governo di uno Stato meno esclusivo, soggetto a qualche forma di controllo di democraticità e di trasparenza che porta a limitare il potere dell’autorità politica (da noi i partiti con la loro onnipresenza e ingordigia) sul governo del Paese.

Tuttavia resta un problema: come si può far sì che questa “global polity” e tutti i suoi interventi e i suoi istituti sovranazionali che per natura prediligono il diretto contatto con la società civile, siano espressione di civismo e costituiscano la colonna portante di una “governance” democratica? Non serve solo capirla, conoscerla, promuoverla, ma si dovrebbe cercar di immettere i suoi operatori nelle nostre istituzioni nazionali, a vari livelli.

Un solo esempio per tutti: ottimo sarebbe introdurre, nel Senato della Repubblica, anziché le vecchie cariatidi dei partiti, esponenti o delegati degli enti internazionali più importanti, dotati di competenza e di ampie vedute sovranazionali.

Un Senato più internazionale, più democratico e più civico!

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