Nov 19, 2016 | Notizie | 0 commenti

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UN MALE CHE MINA LA SALUTE PUBBLICA E I DIRITTI UMANI

Un male che mina la salute pubblica e i diritti umani

 

Nonostante la legislazione attuale cerchi di tutelare le donne e ci siano stati evidenti cambiamenti nel riconoscimento del suo ruolo e della sua importanza, la violenza sulle donne continua ad essere un tema attuale come evidenziato da differenti enti nazionali e internazionali (INSTAT e OMS). Essa può fare riferimento a maltrattamenti procurati dal partner, ex partner, conoscenti o sconosciuti che procurano a larghe linee gli stessi risvolti negativi sulla vittima. Possiamo riconoscere principalmente quattro tipi di violenza: psicologica (ridicolizzazioni private e pubbliche, ricatti e insulti), fisica (ferite di diverse entità, lesioni, spinte), economica (limite e controllo delle spese effettuate) e sessuale (obbligo di rapporti intimi non desiderati, esposizione a rischi di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili). Reale (2004) e Romito, De Marchi e Gerin (2008) evidenziano molteplici conseguenze a cui va incontro la donna che ha subito una violenza. Esse possono essere suddivise in reazioni a breve e medio/lungo termine; nel primo caso sono riscontrabili ansia acuta e sindrome post-traumatica da stress mentre nel secondo si annovera, ad esempio, la depressione. Comunque gli effetti sono categorizzabili a seconda della sfera personale sulla quale incidono: psicologica, fisica e sessuale. Una volta appurata la violenza tramite l’iter diagnostico è auspicabile intervenire per favorire la salvaguardia del benessere psicologico della paziente o favorirne, per quanto possibile, il recupero. Il professionista può, attraverso opportune domande, rendersi conto della reale situazione della vittima e al contempo può rendere ella stessa consapevole di ciò che le accade attorno. Molto spesso infatti le donne che subiscono violenza sono del tutto succubi del maltrattante. Questo accade per evitare ulteriori ripercussioni sulla propria persona e/o perché le donne maltrattate tendono a sentirsi responsabili e meritevoli delle violenze. Questo porta all’autosvalutazione con conseguente perdita di fiducia nelle proprie idee e difficoltà nella presa di posizione. La donna che chiede aiuto, ha compiuto un passo verso la consapevolezza. È importante che, dopo aver valutato la situazione, il piano di sicurezza per la donna venga stabilito prima che ella lasci il servizio. È auspicabile l’instaurazione di programmi in collaborazione sinergica fra professionisti della salute mentale, medico e giurista. Uomini e Donne: insieme.

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