Lo show che NON deve andare avanti è quello di una nuova tragedia spettacolarizzata.
Di nuovo, dopo Cogne, Garlasco, Erba, Novi Ligure, Perugia, un caso di cronaca nera che si trasforma in teatro del dramma, del dolore. L’omicidio di Sarah Scazzi da settimane (mesi ormai) viene dibattuto sui giornali ed in tv, ad ogni ora e in ogni tipo di trasmissione. Approfondimenti, speciali, plastici della casa dell’orrore, esperti che analizzano le dichiarazioni e i gesti delle persone coinvolte. E, come se ciò non bastasse, tour organizzati davanti alla casa dove è morta la ragazza. Vergogna, scandalo, incredulità, denuncia, imbarazzo di tutti. Eppure tutti ne parlano. L’AgCom ha messo un freno, è vero, ma ciò non è bastato a spegnere i riflettori sulla vicenda.
Basta il “diritto di cronaca” per giustificare quello che, invece, sembra essere voyeurismo? Qual è la dinamica che si innesca nello spettatore di fronte a questi drammi? Perché ci si scandalizza tanto ma poi le trasmissioni continuano a fare share, e i giornali a vendere?
Forse lo spettatore (ed il lettore) si identifica con la vittima, ma anche con il carnefice. In fondo anche di fronte ad un incidente in strada si forma la fila di curiosi che si soffermano a vedere cosa è successo.
Da civicratici ci auspichiamo possa finire presto questo show dell’orrore. Cambiamo canale noi stessi, spegniamo la tv e smorziamo i riflettori, sperando che finalmente arrivino i titoli di coda su un incubo che troppo a lungo a monopolizzato l’informazione pur in mancanza di reali notizie che facciano chiarezza sulla morte di una giovane vittima.
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