Set 30, 2010 | Notizie | 0 commenti

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IL CASO DELLA SIGNORA S., CITTADINA DON CHISCIOTTE CONTRO LA MALAGIUSTIZIA

don-chisciotteTanti sono gli episodi di malagiustizia che rendono il cittadino inerme.
Ma essere indifesi non vuol dire essere deboli, e la protagonista della vicenda che segue ne è testimone.
Per non tramutarsi in tanti Don Chisciotte, a combattere contro i mulini a vento col rischio di rimanere uccisi dalle pale, è possibile rivolgersi a Civicrazia in quanto Difensore Civico Nazionale.
Così ha fatto la Signora S.: rimasta senza impiego e casa a combattere senza tregua per non perdere definitivamente la sua azienda, il lavoro di una vita, si è rivolta ai nostri difensori specialisti, certa di poter trovare un sostegno per continuare a portare avanti la sua battaglia.

A breve, ci sarà l’udienza per stabilire la data di vendita all’asta della Sua azienda agricola.
Come siamo arrivati a questo?

La strada che ha portato a questo è lunga e tortuosa e non vedo vie di fuga, se non quella di non fuggire di fronte alla verità.
Per restare in tema di vie, parliamo innanzitutto di quella in cui si trova la mia azienda.
La strada per la quale mi sono indebitata è stata resa inagibile prima da una frana naturale (delle cui spese mi sono occupata personalmente), poi da una frana procurata  da un camorrista della zona:  in zona rurale, e per di più, in prossimità di un torrente, quest’uomo ha costruito un parcheggio abusivo. Questa seconda frana nel 2005 ha provocato un ulteriore slittamento della strada e ci sono voluti ben tre anni per risistemare la percorribilità.  Ho intentato, così, una causa penale, sia nei confronti di B.A., architetto della Regione Campania che ha impiegato tre anni per riparare i danni, sia nei confronti di A.M, colui che ha creato il parcheggio abusivo.  Alla fine ho perduto i clienti per queste calamità, quindi ho perduto il mio reddito, 10000 euro per sanare tutto ed altri 5000 per la bolletta della luce, luce di cui peraltro non ho usufruito nel periodo di riferimento in quanto l’azienda agricola era chiusa. Un’azienda in fiore, un fiore all’occhiello in quanto anche fattoria didattica e sede annuale di un Premio Poesia.


Quindi la vendita all’asta è dovuta ai debiti che ha contratto?

No. I miei guai sono iniziati molto prima, prima che sul mio terreno sorgesse l’azienda.

Quando e perché?

I miei guai iniziano dal rapporto con un confinante, il Sig.  S.P, “un colletto grigio”  che mi voleva prendere per il collo.
Nel lontano ’91, quando il terreno su cui sorge l’Agriturismo era ancora semplicemente un terreno, il mio vicino, costruendo la su villa, si è “allungato” sulla mia proprietà, per allungare le mani su di essa. Lui mi ha “mangiato” un pezzo di terra, ma io ho mangiato la foglia e ho capito subito la sua chiara intenzione di rilevare la mia azienda per quattro soldi. Ho ricevuto minacce, anche di morte  e le sue torture sono andate avanti finchè mi hanno incendiato anche l’auto. Mi ha truffata; gli ho venduto prima 1000 m di terreno, poi mi ha fatto rubare il compromesso da A.A, affiliato ad un clan, finchè sono stata costretta a vendergli 5000 m di terreno; a questo confinante, la cui avidità non conosce confini, la frase che meglio si cuce addosso è “ Altro che pizzo, qui c’è una lunga mano che dirige i fili della matassa”.


Ma perché la Sua azienda è stata messa all’asta? C’è stato un fallimento?

E’ cominciato tutto con la denuncia di un certo S.B, che si sarebbe recato all’Ufficio del Lavoro dichiarando di aver lavorato per me per cinque anni. Strano a dirsi, proprio in quegli anni l’azienda agricola era chiusa, perché sulla strada si era abbattuta la frana. Un fulmine si è abbattuto invece su di me: 170 le giornate lavorative rivendicate. Ho cominciato a ricevere telefonate anonime, ma non mi sono costituita perché avevo paura, sentimento che ora ho imparato ad affrontare. S.B, a sostegno della sua tesi, si è procurato testimoni falsi, come il suocero ed il genero. Così sono stata condannata al pagamento di 4500 euro (ora arrivati a 11000), subendo una frode: per una tal somma non si può pignorare un’azienda!
Il giudice M., responsabile del processo, ha inviato poi in azienda una rappresentante della Comunità montana (di cui fa parte anche la mia azienda agricola), S.D., che, avvalendosi dell’aiuto di un fabbro, ha letteralmente divelto i cancelli per fare una perizia. Quello che  è emerso è il valore irrisorio della mia azienda: 250000 euro. Dal 2006 l’azienda è stata chiusa, abbandonata, io non posso lavorare, sono senza elettricità.

Quindi si è trovata senza lavoro?

E senza casa.
Nel 2009 ho avuto lo sfratto esecutivo, sono dovuta così andare via dalla mia casa di Napoli; ricordo quella notte terribile, era il 19 marzo ed ho dormito in macchina col mio cane, l’unico vero amico fedele e affezionato. I miei bellissimi mobili antichi, ricordo di mio padre, li ho dovuti lasciare presso la R. T.!
Ho perso pezzi d’antiquariato ed un pezzo di cuore.

E adesso dove vive?

Vivo in una casa, ospite di cugini di terzo grado. Non saprei dove altro andare nelle mie condizioni…. mi trovo su una sedia a rotelle, ma continuo a far girare quelle del mio cervello, per questo vado lontano, e mi sembra di poter correre……verso la vittoria. Nonostante tutte le armi che hanno affinato negli anni per sconfiggermi.


Quali armi?

L’arma dell’intimidazione, della minaccia, dell’estorsione da parte di “colletti bianchi”, ormai di un bianco sporco, da parte di Enti pubblici, della Provincia, del Comune, della Comunità montana, di veri e propri clan malavitosi, che vogliono solo accrescere il loro potere ed elevare la propria posizione economica.


Non crede più nelle Istituzioni?

No. Credo in Civicrazia e nell’Avv. Fortunato che mi è stato sempre vicino in questi terribili anni.
Ho scritto tanto, le mie lettere più che lettere erano preghiere, richieste di aiuto, alle quali nessuno ha mai risposto. Montagne di lettere, franate sotto quelle  che non ho mai ricevuto, frane peggiori di quelle che hanno bloccato la mia strada, perché queste bloccano l’ultima risorsa naturale dell’uomo: la speranza. Lettere inviate alla Camera dei Deputati, a L., della Procura di Napoli, a P.G dell’Antimafia, per le minacce ricevute, perfino al Presidente della Repubblica, nel lontano…..

Cosa rivendica oggi?

Rivendico il diritto alla mia incolumità fisica e soprattutto psichica. Lo sa che quest’agosto 2010, mi hanno ricoverata coattamente all’Ospedale  per dichiararmi insana di mente?


E’ riuscita a uscire dall’Ospedale prima di perdere veramente la testa…..

Sono uscita dall’ospedale per entrare in un’altra brutta situazione.
La mia permanenza all’Ospedale, infatti, ha permesso che mi sparissero magicamente alcune carte importanti… ritrovate poi trasformate.


Lei però non ha perso la voglia di trasformare queste situazioni terribili, giocando la carta più importante che ha: il coraggio. La sicurezza fisica e mentale, diritto inviolabili, fini primi ed ultimi, sono anche gli unici veri mezzi per ottenere giustizia.

Cosa chiede, dunque?

Chiedo l’immediata revoca della vendita all’asta della mia Azienda agricola, intorno alla quale girano tanti avvoltoi.  Ma la mia proprietà non è ancora un cadavere. Ho saputo che l’Avv. L.F.,  che ha seguito la pratica relativa alla domanda di conversione per la quale è stato lautamente pagato, nonostante le sue continue richieste di soldi, nella vendita all’asta della mia azienda, ha fatto inserire, con un titolo falso, un altro legale, altro affiliato al clan malavitoso di cui sopra. Finora non ho sporto denunce, ma ora voglio parlare, dire tutta la verità!
E da ultimo,  chiedo un risarcimento per i danni arrecati dalla Dott.ssa S.D., quando ha proceduto alla stima dell’azienda.


Qual è il sentimento che prova in questo momento?

Mi sento su un campo minato…..vedo bombe da tutte le parti….

Che dire…
Rivoltiamo le zolle, con l’aratro della Civicrazia, falciando la gramigna, e facciamo sì che il suo campo torni ad essere un campo fiorito, dove non c’è più pericolo che scoppi qualche mina, ma c’è la speranza che scoppi la primavera civicratica. Un campo dove il fiore all’occhiello torni ad essere il suo agriturismo.

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