Sfruttamento precoce del femminile
Immaginate file di bambine in corsa o meste, in cammino verso la vita, tutte composte e alcune ribelli anticipare i tempi che andiamo cercando: pari vere, sentite, opportunità, l’uguaglianza, il diritto alla realizzazione affettiva, sociale e sessuale; oltre la discriminante dell’ancora vivo concetto del corpo, solo luogo, femminile come oggetto. Corpo che deve essere gradevolissimo, sensuale ed attraente per essere accettato dall’ altro e da sé. In una cultura dell’immagine che non lascia spazio a deformazioni, imperfezioni, dove la cura del corpo è tesa a sedurre, ad avvicinare, in un bisogno profondo di sicurezza che attraverso l’altro toglie ogni respiro alla realizzazione. In occidente la bambina Barby svuota il suo corpo di ogni sentimento inaccettabile e sgradevole, qui la violenza del dover essere a tutti i costi bella, piacente, si avvicina emotivamente alle amputazioni di altre culture dove il piacere e la disponibilità del corpo è rimandata ad altri, commissionata da una cultura, tribale o moderna dove, specie nelle adolescenti, il linguaggio del corpo, i disturbi psicosomatici, la bulimia, l’anoressia etc., gridano il bisogno di ritrovamento di un corpo perduto. Il Divieto sessuale e l’obbligo alla sensualità e sedutivisi, inerenti ad un dover essere del corpo e della affettività sono speculari; questi espropriano, generano dolore e rabbia, e alle volte la rinuncia a sentire per sempre. Sentire che il corpo siamo noi in relazione con sé e con l’altro; Lo stesso corpo altre volte invece è il ricettacolo di emozioni, ricordi, dolori e traumi. Il Dolore terribile traumatico della violenza alla madre, a sé, violenza cruenta fino alla morte, in uno scenario dove l’orrore devasta ogni possibilità di salvare gli affetti. Vittime secondarie, devastate, alle volte vittime dirette. Dentro circuiti sociali e familiari disgregati vittime dell’alcol e delle droghe, divengono bambine, oggetto di attenzioni e poi di abusi protratti. E altre volte ridotte in schiavitù: per allievare il bisogno e l’astinenza da sostanze lesive, a livello cerebrale, slatentizanti condotte reiterate antisociali, e ricerca di soddisfazione immediata. Corpi e menti di bimbe che “consenzienti” si danno per un cerchio di amici e una dose. Noi, non solo la famiglia, dove siamo? Viviamo dentro, mentre il mondo fuori ti spinge a truccarti, con o senza Burka, maschi e femmine.La bellezza deve sopravvivere, cosi la forza, ma non deve avere mandanti o padroni, e lasciare spazio all’ essere, alla realizzazione, al diritto espressivo, a forme meno mercenarie e dominanti di condizionamento attivo; che spingono una moltitudine di bambine e adolescenti, a rinunciare a quanto ritengono vero ma sgradevole, combattono una battaglia infinita contro un corpo che non vogliono, e non sentono proprio: il corpo è perduto con l’ orrore, umiliazione, il terrore, che evoca; cosi congelate possono concedersi senza sentire.
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