Dic 2, 2021 | Notizie | 0 commenti

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RIFLESSIONI DI CIVICRAZIA APPLICATA NELL’ANNO DEL SIGNORE 2021

Riflettere, da persona consapevole del significato di “governo del cittadino”, per cercare di risolvere nell’attualità il neologismo tra “civis” e “kratos”, riporta alla memoria la storia della democrazia e alla necessità avvertita di definire i “diritti umani” alla fine dell’età moderna e, poi, con l’avvento delle nazioni e del diritto, di continuare in età contemporanea.

Una necessità di ricerca dettata dal miraggio di democrazia, come un obiettivo da raggiungere, avvertito dal cuore e dalla ragione di ogni Cittadino, membro della comunità umana che aspiri alla solidarietà e alla necessità di legarsi a un sistema comune sostenibile, sul piano spirituale-morale-etico-filosofico, e poi economico e ambientale, per essere custodi responsabili, fino al piano politico, del governo e del controllo del bene comune per vivere felici, a Casa nostra, nella culla del diritto.

Una sorta di piattaforma programmatica da sviluppare molto vicina al diritto naturale, che avrebbe in sé la capacità di generare un sistema sociale in equilibrio armonico, nonostante la supposta complessità della società civile, sempre più avvertita dei difetti del diritto positivo, imposto dal mandato politico della rappresentanza, e non suoni strano dirlo, espressione diretta della sovranità popolare e della democrazia, per Costituzione.

Riflessioni che attengono alla realtà della matrice che ha dato luogo, e poi alimentato nel tempo, l’economia del petrolio alla fine del suo ciclo e al potere di detenere il diritto di emettere “moneta” a corso legale, attraverso cui è garantito agli utilizzatori l’accesso alla vita civile in ogni società della Terra, unificata dalla matrice prodotta dal modello capitalistico.

L’effetto è la configurazione adattativa del sistema dinamico, apparentemente caotico, che si autoregola con modificazioni continue, indotte da due sotto-insiemi di comportamenti umani alla ricerca di un equilibrio, all’apparenza irrimediabilmente perduto: il sistema capitalistico nella sua forma neoliberista, basato sulla finanza che domina sull’economia reale e che detiene il potere oligarchico di cui fanno parte le governance pubbliche di ogni Stato di diritto; le società civili di quegli Stati, che aspirano alla democrazia e che hanno per diritto il dovere di sovvenire a quel potere sul piano economico e del modo di utilizzare il sistema finanziario.

Una lotta impari ab initio, che la governance pubblica, qui da noi, tra Costituzione e diritto internazionale, produce di continuo, come strumentazione giuridica per regolare le azioni umane della società civile, in cui siano prevalenti le norme di controllo e di sicurezza.

Un modo per controllare, attraverso il potere esecutivo, legislativo e giudiziario, che i doveri imposti per diritto siano osservati. Occorre rilevare che gli squilibri tra governanti e governati aumentano. Del resto, la democrazia rappresentativa  è strumento autonomo e libero da contrappesi, mentre la democrazia partecipativa non esiste, appartiene alla dissertazione filosofica sulla realtà, basata sulla competizione. 

Tra controlli e mancanza di democrazia, la giungla cresce a dismisura, tra corruzione, delinquenza e permeabilità delle istituzioni e delle imprese al compromesso e alla corruzione del Dio Denaro, l’unico idolo merceologico che divide il mondo tra emettitori di moneta e suoi utilizzatori. E noi, dallo Stato, all’ultimo cittadino, siamo solo utilizzatori di moneta emessa altrove.

La tendenza prevalente è tuttora quella ritenuta utile a controllare e indurre stili di vita e comportamenti da osservare con le tecniche digitali. Così, il diritto serve a governare il funzionamento della società civile, voluta dal sistema dei mercati, fondato sulle istanze competitive giocate per aree valutarie, in cui i Cittadini (ridotti a masse da forgiare) sono indotti, da un lato, a consumare troppo, senza tener conto dei guasti procurati all’ambiente, e dall’altro, a produrre e vendere quanto utile a sostenere il modello fuori equilibrio. Basti pensare al lavoro, alle sue forme, alla giusta retribuzione sempre più lesa e alle tutele sempre più flebili.

Si accumula ricchezza ingiusta a vantaggio delle oligarchie del sistema privato globale, che ha bisogno dei governi delle nazioni per sopravvivere alla competizione tra aree geopolitiche a geometria variabile. Il sistema  incrementa  il problema della procurata povertà, della fame, dei danni ambientali, delle migrazioni. Un male da curare che appare non più compito dei governi, impegnati a sollevare muri per mancanza di politiche solidali, affidando alla carità e alla solidarietà cristiana, il sollievo della sofferenza degli ultimi, degli invisibili alle società opulente e distratte di coloro che riflettono e si riflettono nelle oligarchie, dal fastidio di fardelli umani divenuti insopportabili. 

 Si sviluppano la disperazione e la paura di non farcela per la collusione delle oligarchie private, che hanno costruito le oligarchie pubbliche per mantenere nelle proprie mani i destini dell’intera umanità.

Tutto è frutto della matrice automatica del capitalismo finanziario che ha preso il sopravvento sulla capacità dei governi, dell’ONU, dei G20 di oggi e di domani, delle COOP arrivate al n. 26. Sono state sostituite alle ragioni del cuore e della conoscenza, le ragioni dei dominatori manipolativi dei mercati, rincorrendo l’equilibrio impossibile degli squilibri imposti per norme e gestiti dalla supremazia degli automatismi prodotti dall’uso delle tecniche digitali, che hanno prodotto la perdita della misura del tempo e dello spazio e della solidarietà basata sul prevalente diritto di ciascuno di vivere libero e felice.

Noi Cittadini siamo i soggetti che la Costituzione dichiara “sovrani”, attribuendoci il dovere di scegliere, eleggendo coloro tra noi, cui affidare la rappresentanza utile a soddisfare i bisogni di un intero popolo. Peccato che il potere dei partiti politici e delle leggi elettorali tra loro definite, non permettano più l’alternanza democratica tra cittadini capaci di inverare la democrazia e gli equilibri armonici tra pubblica amministrazione e comunità amministrata.

Evidenziamo inoltre che noi ci siamo auto-obbligati al pareggio di bilancio per Costituzione modificata.

Quando si è solo utilizzatori di moneta, ciò equivale a mettersi un cappio al collo.

Contraddizioni e ossimori che la pandemia da Covid 19 non ha fatto altro che accelerarne le incongruenze. A noi cittadini, resta la percezione di uno Stato autoritario che usi il diritto, troppo spesso esautorando il Parlamento, per prescrivere e sanzionare. Peccato che in questo caso si superino le evidenze scientifiche, approfittando della addomesticata comunicazione mainstream, per incidere ancor di più il solco del dissenso popolare da controllare, nella costrizione di limiti alle libertà residue di ciascuno di noi. Il risultato politico è la caduta verticale dell’economia di un paese utilizzatore di moneta, che se non mantiene vivo il ciclo economico, deperisce inesorabilmente. E non sarà il PNRR a salvarci, tra l’altro, nella incongruenza di una ulteriore quota di debito.

Occorre allora rilanciare la sfida per l’equilibrio etico della reciprocità nelle relazioni umane, tra governanti e governati ossia affinché i diritti di ciascuno siano un dovere per l’altro.

La solidarietà deve prevalere in una visione civicratica, non egoista, della società italiana, fondata sulla partecipazione democratica di tutti noi, per ripristinare equilibri perduti, lavorando insieme su due forme di associazionismo solidale e sostenibile: microeconomico e politico.

Sentire di dover perseguire un obiettivo solidale: dare senso alla vita attiva di ciascuno di noi, attraverso cui fondare la ricostruzione del tessuto civile della società italiana e del nostro patrimonio di bellezza, tra natura e storia, di cui aver cura per lo straordinario valore che rappresenta per tutti i popoli della Terra.

Occorre determinare le condizioni, per esempio, di una “Fondazione di Comunità”, che, come proposto dall’Associazione Nazionale Difensori Civici Italiani, assuma il compito di contarci per contare sulla certezza del risultato nei due ambiti indicati.

Basti per i dati microeconomici che nel 2020, in piena pandemia, hanno prodotto come valore in € sui consumi nel mercato domestico nazionale i cittadini e le loro famiglie, potenziali elettori e naturali soggetti solidali della Fondazione di Comunità, si avrebbe questo quadro di sintesi, da dati ufficiali ISTAT:

Consumi annuali delle famiglie

Consumi mensili delle famiglie

N° famiglie consumatrici

€ 957.843.700.000

€ 2.328

N° 34.287.074

Dati sufficienti a determinare qualsiasi maggioranza assoluta per qualsiasi iniziativa economica e politica, di solidarietà e di stimolo alla ricerca e all’innovazione, se fossimo solidali per vivere bene tutti, sapendo di poter decidere nel breve, medio e lungo periodo, non del destino che ci attende, ma della qualità della vita realizzabile cui ambiamo per natura.

Esiste però, un però: come si fa a mettere d’accordo gli egoismi di milioni di concittadini, per autoconvincersi che la solidarietà civicratica contiene la soluzione dei nostri problemi di sudditi di un Impero che non si vede, ma si avverte, e che ci ha insegnato che occorre competere per non morire?

Civicrazia ha dinanzi a sé il compito di approfondire tale proposta dell’A.N.D.C.I..

L’osservazione della realtà impone la necessità di creare un modello alternativo che intervenga sulla qualità della vita, liberandola dalle costrizioni indotte e dalla sofferenza procurata, per avvertita solidarietà tra esseri umani, lasciando che la tecnica aiuti a raggiungere quanto prima l’obiettivo comune.

di Giovanni Tomei

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