Un traguardo importante per le Forze dell’Ordine
Lo scorso 3 Dicembre, in Liguria, il Tar ha accolto il ricorso presentato da un Ufficiale al quale, nel 2019, un medico dell’ASL 1 aveva diagnosticato la sindrome dell’esaurimento professionale (cd. burnout) dopo trent’anni di servizio impeccabile. Il soggetto aveva il ruolo di coordinatore all’interno della squadra di Polizia Giudiziaria, quindi lavorava sul campo a stretto contatto con criminali, in particolare con trafficanti di droga, assassini e membri della criminalità organizzata.
Tuttavia, due anni dopo, il Comitato di Verifica per le Cause di Servizio del Ministero dell’interno aveva ingiustamente negato la richiesta di riconoscimento della causa di servizio, costringendo l’Ufficiale a fare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale. Alla fine di un complesso iter legale durato circa tre anni, il ricorso è stato finalmente accolto dal Tribunale Amministrativo Regionale.
Il riconoscimento del Burnout
E’ la prima volta, in Italia, che viene riconosciuto il nesso causale tra l’infermità costituita dal burnout e le attività svolte durante il servizio.
I giudici del Tar, basandosi sulle considerazioni del medico dell’ASL 1, hanno emesso la sentenza di riconoscimento di un disturbo psicosomatico riconducibile alla vissuta esperienza dell’Ufficiale.
In particolare le forti pressioni gerarchiche a cui era sottoposto, i continui scontri con i suoi superiori e i lunghi turni di servizio in strada hanno contribuito a determinare l’insorgenza di un forte stress e conseguentemente si è sviluppato il suddetto disturbo, impattando negativamente sulla motivazione lavorativa e sulla qualità dei rapporti professionali.
Questo riconoscimento è un traguardo importante per tutte le Forze dell’Ordine poiché svela i fattori di rischio. Ora occorre intervenire preventivamente per rimuoverli in modo da garantire il benessere individuale e promuovere un ambiente di lavoro sano ed efficace.
0 commenti