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UNIVERSITÀ. UNA NUOVA RIFORMA?

nuova-riformaL’università italiana sta per cambiare ancora? Sembrerebbe di sì.
Ad undici anni di distanza dalla riforma del sistema universitario che ha introdotto la laurea triennale ed il sistema dei crediti formativi e che avrebbe dovuto semplificare l’ingresso nel mondo del lavoro per i giovani (datata 1999) si prospetta un ennesimo ritocco.
D’altronde, il bilancio di quella riforma non è dei migliori, anzi, un vero e proprio flop.
Lo stesso Ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, ammette: “il sistema del 3+2 ha sicuramente dato meno risultati di quanto ci si aspettasse”. Non solo: “in molti casi, alla laurea triennale, non sono conseguite opportunità occupazionali facili”.
Il 3+2 avrebbe dovuto dare la possibilità ai giovani di scegliere se fermarsi dopo i primi tre anni ed introdursi nel mondo lavorativo, oppure continuare con la Specialistica, aumentando la propria formazione e, di conseguenza, la propria preparazione. Così non è stato. Sono davvero pochi i ragazzi che si fermano alla triennale, anche, soprattutto in virtù del fatto che le aziende considerano la laurea di primo livello una “non laurea”, preferendo quasi sempre coloro che hanno effettuato il ciclo completo.
Bocciato il 3+2, insomma, il vero problema da risolvere è l’occupazionalità dei laureati.

“Il vero numero chiuso, rimosso dalle università, è solo rimandato al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro”: è il parere di Gianni Cossu, difensore specialista di Civicrazia per gli studenti universitari e membro del CNSU.
Il mondo politico spesso ha rifiutato un dibattito diretto con gli studenti sminuendo il ruolo del confronto critico e propositivo che avrebbe potuto invece arricchire e migliorare gli esiti di un’eventuale riforma.
I giovani meritano maggiore ascolto, come studenti e come cittadini: devono tornare ad essere protagonisti delle scelte del Paese, ancor più quando queste scelte riguardano il loro futuro in prima persona.
In vista di una nuova revisione alla riforma dell’istruzione, l’auspicio civicratico è che il principio della rappresentanza previsto dalla nostra Costituzione non sia solo un concetto teorico, ma venga recepito e applicato. La politica deve tornare ad essere il luogo delle decisioni comuni e non il regno blindato di una casta di partiti.

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