Napoli e il caos dei trasporti
Un indice di buon funzionamento di una società è dato anche dall’efficienza della rete dei trasporti, soprattutto in zone ad alta vocazione turistica. Napoli è una città che, sotto questo aspetto, potrebbe essere un’isola felice, perchè vanta una variegata tipologia di trasporti, che collegano il centro alle zone perferiche, la città alla Provincia e capillarmente a tutto il territorio campano. Ci riferiamo ai trasporti per terra (autobus, filobus), su binari e strade ferrate (metropolitane, funicolari, circumflegrea e cumana), trasporti su mare (aliscafi, traghetti, catamarani), per non contare le scale, scalinatele e gradoni, ascensori e scale mobili che mettono in contatto vari punti della città. Una rete che potrebbe far da deterrrente alla circolazione di migliaia di autoveicoli decongestionando il traffico cittadino. Eppure, la città è sempre stata in sofferenza, per un servizio che non è mai stato perfettamente efficiente. I trasporti a Napoli hanno spesso alimentato le cronache sulle disfuzioni endemiche che affliggono la città. Ritardi biblici, soppressioni improvvise e improvvide, mancanza di manutenzione, mancanza di informazioni, mancanza di chiarezza nelle comunicazioni. Tutto questo a fronte dei continui e inspiegabili aumenti dei costi dei biglieti.La funicolare centrale, ad esempio, riaperta il 22 luglio scorso dopo un anno di chiusura per lavori, ha subito un guasto appena dopo la riapertura, e continua a creare disagi all’utenza, camuffati sotto la generica frase di “guasti fisiologici”. E’ una evidente dimostrazione di quanto non esista la cultura del servizio, di quanto poco importi del benessere di una collettività, di quanto si comprometta la domanda turistica, allargando il sospetto del malaffare impenitente e del braccio di ferro tra chi vuole investire nel pubblico e chi invece agisce per interessi privati.
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