Oggi “fare ricerca”, abbandonando ogni definizione generica, è, prima di tutto, un’attività dinamica che ha l’obiettivo di costruire un patrimonio crescente di conoscenze.
Un’attività con Ricerca, innovazione, competitività e cultura è il motore dello sviluppo di un paese e su questi fattori hanno puntato i paesi dell’Unione Europea, nel 2000, definendo l’Agenda di Lisbona con l’obiettivo di dare nuova linfa al sistema produttivo, attraverso il trasferimento di conoscenze e tecnologie, in modo da renderlo più competitivo
.Non è scontato che la ricerca generi innovazione e che quest’ultima, a sua volta, generi maggiore competitività. Il risultato si può ottenere attivando un meccanismo virtuoso in base al quale ricerca, innovazione e competitività crescano armoniosamente, in equilibrio con i bisogni individuali e collettivi.
Fare dell’Europa una realtà capace di assicurare un sistema economico competitivo, in grado di generare nuova occupazione, maggior benessere e maggiore coesione sociale è possibile attraverso la creazione di un appropriato capitale umano. Questa è la priorità chiave decisiva per vincere la sfida della globalizzazione. E la Macroregione del Mediterraneo va intesa come spazio strategico e occasione di apprendimento organizzativo, per le istituzioni come per le comunità coinvolte, nel recepire quei mutamenti paradigmatici – di contenuto e di metodo – che contraddistinguono le migliori politiche europee di sviluppo locale.
Occorre apprendere tutto questo, farlo divenire un patrimonio comune dei territori della Macroregione Mediterranea. Essa non ha solo un valore in sé in vista di politiche che possano realmente creare sviluppo, bensì significa anche porre su solide fondamenta quella prospettiva politica di più lungo periodo che punta all’Europa dei Popoli. In tal senso, si tratta di un processo «rivoluzionario» che mette in moto un’organizzazione politica dinamica. Un’ampia componente dell’opinione pubblica europea, di fronte alle difficoltà indotte dallo sviluppo, in particolare tecnologico, di questi ultimi decenni, sta ripiegando su un nuovo ancoraggio che non ha ancora identità. Si sta determinando una condizione di difficoltà che rende impegnativo lo sforzo che bisogna fare per venire a capo di una rinnovata politica per avviare un processo virtuoso di cambiamento all’altezza della complessità che le realtà socio-economiche territoriali richiedono. Da qui la strategia macroregionale e la costruzione, senza ulteriori perdite di tempo, della Governance di una aggregazione di Territori del bacino del Mediterraneo.
Realtà, peraltro, auspicabile anche per colmare una lacuna del Meridione e recuperare un ritardo che pure sotto questo aspetto si è creato con le Regioni del Nord Europa e del Nord Italia, che già hanno dato vita ed ormai appartengono, quest’ultime, o alla Macroregione Adriatico-Jonica o a quella Alpina e sono operative da alcuni anni.
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