La lotta alla criminalità nel Mediterraneo è lotta internazionale soprattutto al traffico di stupefacenti, al traffico di esseri umani e in primo luogo lotta alle mafie e ai reati finanziari e alla corruzione. La lotta al traffico di stupefacenti è una lotta che riguarda soprattutto il controllo delle rotte marittime e aeree. Isequestri non sono sufficienti a stroncare il traffico. Bisogna intervenire a livello internazionale per rendere comuni le legislazioni più avanzate a tutta l’area mediterranea, soprattutto per il riconoscimento del reato di associazione di tipo mafioso, l’italiano art. 416 bis, e per l’estensione delle leggi conseguenziali sul sequestro dei patrimoni mafiosi: http://archiviopiolatorre.camera.it/l-impegno-parlamentare-nazionale/legge-rognoni-la-torre.
Per quanto riguarda la lotta al traffico di esseri umani, presente in Libia, Tunisia, Turchia, Marocco e in gradi estensioni di territorio sub-sahariano e sahariano, ci vogliono accordi internazionali euro-mediterranei e centro africani. Il nostro Macroassessorato stimola gli Stati interessati alla massima cooperazione. Il dovere dell’accoglienza ai migranti non può conciliarsi con l’assenza di azioni di lotta al traffico infame di esseri umani. Con questi tassi di natalità e con l’apertura di conseguenti nuovi mercati, solo le politiche di sviluppo in loco consentono una crescita equilibrata e del resto bisogna sviluppare le azioni politiche e le repressioni di repellenti traffici di migranti. Bisogna dare voce alle organizzazioni impegnate nella apertura dei corridoi umanitari. Non possiamo solo accogliere. Bisogna che esercitiamo il dovere etico della responsabilità politica di fronte a questi drammi epocali. Anche questo è impegno cristiano. Diceva Paolo VI che la politica è la più alta forma della Carità. E soprattutto occorre concordare una forza di polizia internazionale per reprimere le organizzazioni di trafficanti sulle sponde africane e turche. Naturalmente bisogna sviluppare in ambito macroregionale la lotta alla corruzione e alla criminalità finanziaria. La Brexit ha reso Malta un nuovo centro della finanza mondiale. Ci sono segnali di gravi episodi di criminalità mafiosa a Malta. La giornalista e blogger Daphne Caruana Galizia è stata uccisa a Bidnija, nell’isola di Malta, da una bomba che ha fatto saltare in aria la sua auto il 18 ottobre 2017. Le indagini sono puntate sulla mafia ed emergono sempre più legami con i trafficanti di petrolio libico nell’isola che sta diventando l’isola del riciclaggio. Non possiamo consentire che La Valletta diventi la città più ricca e malfamata al mondo, come Port Royal in Giamaica, al tempo dei pirati. La sorella Repubblica di Malta, la quale è membro sia della Unione Europea e sia del Commonwealth delle ex colonie britanniche, deve predisporre al più presto la stessa legislazione italiana sulla corruzione e sulla mafia. La Macroregione Mediterranea ha, nella sua missione, l’impegno di sviluppare la lotta alla criminalità. I legislatori del Trattato di Lisbona hanno avuto lungimiranza di definire questo obiettivo. Il Mediterraneo ha conosciuto piraterie e contrabbando. Ora con la Macroregione Mediterranea non possiamo consentirci di ritornare a queste barbarie, in tempi che dovrebbero essere più gentili, civili, progrediti e democratici, in sostanza, più Civicratici.
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