Lug 5, 2019 | Notizie | 0 commenti

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L’INCHIESTA “VELENO”

Basta solo leggere il titolo della notizia per indignarsi:”Reggio Emilia, lavaggio del cervello e falsi documenti per allontanare bambini dai genitori”. Ma ancor di più per chiedersi con forza, a voce più che alta: “Ma come si fa a concepire tali mostruosità?”. Si fanno convegni,comitati, cortei  per difendere la persona, la famiglia e poi leggiamo che tutori dell’ordine, come politici, addirittura un sindaco, professionisti, come psicologi, medici e psicoterapeutici, assistenti sociali, – magari gli stessi che si battono il petto – concepiscono una rete lungo la quale corre il ghigno satanico di lupi che impauriscono bambini inermi, di delinquenti dai colletti bianchii che si macchiano di reati quali frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. La rete dei servizi sociali della Val D’Enza, nel Reggiano,  sarebbe una rete a servizio di persone senza scrupoli disposte addirittura a falsificare relazioni per allontanare bambini dai loro genitori per darli in affido retribuito ad amici e conoscenti. Tutte figure che, invece, dovrebbero difendere il bambino e i valori della famiglia.

Non a caso all’inchiesta è stato dato il nome di “Veleno”. E quel che è peggio sono i sistemi adottati per indurre i bambini ad affermare di essere vittime di violenze da parte dei genitori, pretesti per giustificare un allontanamento: “ore e ore di intensi lavaggi del cervello durante le sedute di psicoterapia, bambini suggestionati anche con l’uso di impulsi elettrici, spacciati ai piccoli come “macchinette dei ricordi”, un sistema che in realtà avrebbe alterato lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari”. Per di più, secondo il quadro accusatorio, tra gli affidatari risulterebbero anche titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi, compresi due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie ed in comunità, verificatisi dopo l’illegittimo allontanamento. Secondo fonti investigative in un caso un bambino sarebbe stato stuprato da un cugino della famiglia affidataria. 
Non c’è da urlare. C’è di più.  Fare, perseguire con azioni esemplari, interdizioni perpetue. E se fossero i loro figli o nipoti? Se risultassero veri i capi d’accusa, come sarebbe possibile tollerare un sindaco che invece che fare gli interessi della comunità specula sulla stessa, rendendosi complice di un atroce mercimonio? E come potrebbe un ordine professionale che si rispetti annoverare tra le sue fila psicologi, medici, psicoterapeuti e simili che si vendono, prestandosi a tradire la propria missione per mero interesse e bieca logica mercantile? Si impone una severa e determinata risposta civicratica.

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