Gen 17, 2018 | Notizie | 0 commenti

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LE TRAPPOLE DEL WEB

Se la tecnologia, nelle sue diverse applicazioni, è uno strumento che agevola e facilita il lavoro, le comunicazioni, l’organizzazione, purtroppo è anche vero che nasconde insidie, disgrega, inganna, è strategia di potere e controllo a discapito di trasparenza e privacy. Il virtuale subdolo entra nelle case e vampirizza, disabituando soprattutto le giovani generazioni a vivere in maniera sana e piena la realtà delle relazioni umane e a smascherare eventuali trappole. Da tempo il web è diventato lo spazio utilizzato anche dalla microcriminalità; il cybercrime impegna le forze dell’ordine; le truffe su internet relativamente all’e-commerce sono in aumento. Tutto questo fa configurare una vera e propria minaccia cyber proveniente dalla rete. I bambini, i giovani restano i più indifesi perchè rischiano di scambiare il vero con il falso, il bene con il male, di non riconoscere l’insidia che si nasconde dietro un falso nome, una faccia dalla fisionomia volutamente alterata. E quello che nasce come gioco finisce per diventare adescamento, violenza e morte. E’ il caso di una quindicenne di Trento, per citare un ultimo caso, adescata e violentata da un pensionato di 67 anni e di un ragazzino finito nel mirino di tre uomini, attraverso un social network.

Nessuna demonizzazione del progresso, se questo è veramente tale. Il prefisso “pro” vuol dire a favore. E laddove c’è un favor non ci può essere un damnus. Ecco perchè riteniamo civicratica l’ordinanza del Tribunale di Roma del 23 dicembre 2017 (procedimento 39913/20159, che ha stabilito che non solo il giudice può ordinare la rimozione delle foto dei figli minorenni sui social network ma anche il pagamento di una somma di danaro a favore degli stessi figli a titolo di risarcimento. E’ un precedente unico in Italia che sancisce un principio forte e pregnante di diritto a favore dei minori, i quali vanno difesi talvolta contro gli stessi genitori. Il caso che ha portato il Tribunale ad esprimersi ha già avuto un impatto notevole se sono state registrate disattivazioni dei profili facebook dei figli, rimozioni di foto dai social e da whatsapp e se addirittura le disposizioni dettate sono entrate a far parte anche delle condizioni per separazioni e divorzi.

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