Ott 13, 2018 | Notizie | 0 commenti

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LE MISTERIOSE SPESE MILITARI ITALIANE

Si sa che la trasparenza nell’Amministrazione pubblica italiana è un miraggio che stenta ancora a divenire realtà, ma nel caso delle spese militari siamo ad un livello superiore di occultamento, in quanto è lo stesso Parlamento che non riesce a conoscere le vere cifre dei costi sostenuti e da sostenere per la nostrana piccola “macchina da guerra”.

Se volessimo ridurre l’intera questione a poche percentuali risicate, basterebbe conoscere la somma della spesa per la Difesa: l’obiettivo attuale è quello di arrivare al 2% del PIL entro il 2024 (pari a 40 miliardi all’anno e più di 100 milioni al giorno). Nonostante quello che si potrebbe pensare, l’Italia è undicesima nella classifica mondiale per le spese militari, prima di Stati considerati militaristi come la Turchia (al 16° posto), Israele (al 17°) e l’Iran (al 24°). Infine, la spesa militare corrente ha raggiunto i 25 miliardi di euro l’anno (cioè 68 milioni al giorno) ed è aumentata in questi ultimi anni dell’8,6% (dati MIL€X, l’Osservatorio sulle spese militari italiane).

Ciò che fa più notizia però, non sono i miliardi spesi in armamenti, perché l’uomo comune ha difficoltà a quantificare concretamente tali somme esorbitanti. Ciò che invece rende tali spese un abominio agli occhi del cittadino sono le ingiustizie che ad esse sono connesse.

La più eclatante, anche se meno evidente, è quella di un Parlamento democraticamente eletto che riesce ad avere solo informazioni parziali, distorte e manchevoli delle spese destinate alla difesa dello Stato. La Commissione Bilancio annualmente firma assegni in bianco per delle somme stanziate al buio, cioè senza avere la benché minima idea per cosa verranno spese, solo perché la Difesa (consapevolmente?) ritarda di molti mesi la presentazione del proprio bilancio preventivo. Le poche voci di spesa che sono condivise, sono molto spesso occultate sotto altre voci, compresa la cooperazione internazionale, un calderone che raccoglie e nasconde ogni anno le peggiori azioni di uno Stato che si consideri a tutti gli effetti “democratico”. Ed i politici si guardano bene dal chiedere dove andranno a finire quei soldi pubblici.

A questo sproporzionato ed inesplicabile problema si aggiunge lo scintillante mondo delle pensioni d’oro e dei vitalizi degli alti gradi militari. Il che non sarebbe un grave problema se si parlasse in un numero complessivo nell’ordine di poche centinaia di elementi, ma in Italia invece si ha il “portentoso” fenomeno del sovrannumero e dello squilibrio dei gradi, cioè si hanno più comandanti (87 mila tra ufficiali e sottufficiali) che comandati (83 mila tra graduati e truppa). Ed ecco come si moltiplica esponenzialmente la spesa per il personale militare.

Inoltre, forse non molti sanno (nonostante gli articoli dell’encomiabile Osservatorio MIL€X) che la spesa italiana in armamenti è sostenuta non dal Ministero della Difesa, ma dal Ministero per lo Sviluppo Economico (almeno per il 75%) che distrae soldi dai fondi a sostegno per le imprese italiane.

Gli ingenti costi di esercizio sono coperti dal fondo missioni del Ministero delle Finanze e dunque diventa ovvia la nostra partecipazione alle missioni di pace, che divengono indispensabili per garantire la sostenibilità di un tale carrozzone sovradimensionato.

L’Italia, non solo spende molto per la difesa, ma spende anche male, in modo irrazionale ed inefficiente: oltre all’abnorme e squilibrata struttura del personale, la spesa si basa quasi totalmente sull’acquisto scriteriato di armamenti tradizionali con costi di gestione esosi e logisticamente insostenibili per la mancanza di soldi per la manutenzione e per il carburante.

A fronte di tutte queste spese da potenza militare d’antiquario, l’Italia è invece completamente impreparata a difendersi dalle minacce concrete del presente e del futuro: terrorismo e cyberwar. Per prevenire attacchi terroristici serve intelligence sul territorio e on-line (il cyber-comando italiano è ancora sulla carta).

È a dir poco paradossale continuare a spendere miliardi in armamenti tradizionali quando questi potrebbero essere messi fuori uso con un semplice virus.

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