Ago 1, 2018 | Notizie | 0 commenti

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Le Fondazioni legate ai partiti politici rischiano di danneggiare la democrazia

In uno Stato di diritto, che si autodefinisce democratico ed in cui la sovranità appartiene al popolo, la trasparenza è uno di quegli aspetti fondamentali, senza il quale l’intera struttura tende ad indebolirsi, a degradarsi ed infine a distruggersi.

Attualmente, le storiche nazioni sovrane si trovano proprio in quella condizione di grande debolezza, che fanno presupporre come la decadenza sociale, la destrutturazione comunitaria, siano non solo frutto di una convergenza causale, ma siano invece la conseguenza di una volontà che tende a sollevare il cittadino dalle proprie responsabilità e diritti, riversando l’intero potere decisionale nelle mani di poche menti cosiddette “elette”. E la mancanza di trasparenza fa sì che questo drammatico fenomeno possa emergere sempre di più e più velocemente.

Il potere politico ne è parte integrante e funzionale, ma in questo periodo sta vivendo un momento di forte transizione, dovuta principalmente a una incipiente presa di coscienza da parte dei cittadini.

A questo proposito, l’associazione OpenPolis in collaborazione con l’Agenzia Italia ha svolto un’indagine che ha rilevato il grado di trasparenza dei partiti politici e soprattutto delle Fondazioni (o Think Tank) ad essi collegate: “Al centro di questa transizione ci sono i partiti, snaturati dalla loro funzione di aggregazione e formazione politica, e in forte crisi economica. Il vuoto generato ha fatto sì che la condivisione di idee sulla cosa pubblica, tratto caratteristico proprio dei partiti, necessitasse di una nuova casa. Per rispondere a questa esigenza negli anni abbiamo testimoniato la crescita di think tank, fondazioni e associazioni politiche. Strutture che sono accomunate dalla presenza di politici negli organi apicali, dal desiderio di diventare dei forum in cui discutere e formare una nuova classe politica e dalla volontà di instaurare dei processi di policy making”.

Rilevare il livello di trasparenza delle Fondazioni era dunque l’obiettivo dell’indagine a cui hanno risposto 101 Fondazioni sulle 121 di questo tipo censite dal 2015 ad oggi.

Le associazioni culturali e le scuole di partito hanno pian piano lasciato il posto a queste moderne Fondazioni che sono diventate “il primo passo per fare politica, o per iniziare un percorso di affermazione politica a livello nazionale o locale. Una struttura parallela al partito di appartenenza utilizzata per raccogliere fondi, organizzare eventi e aggregare la base elettorale”, secondo il Report dell’indagine.

Serve più trasparenza, ma sembra che gli organi politici non siano proprio d’accordo: “In Italia il vuoto normativo che riguarda think tank, fondazioni e associazioni politiche è enorme. Nella scorsa legislatura sono state presentate numerose proposte di legge che cercavano in qualche modo di normare la materia, ma nessuna è andata a buon fine. Dal creare una forma giuridica ad hoc, all’introduzione di chiari obblighi di trasparenza sull’acquisizione di contributi e donazioni, diventa necessario normare, anche con incentivi, entità impegnate in maniera diretta e indiretta in attività di natura politica” è la convinzione di OpenPolis. Mentre le diverse realtà nate dopo l’anno 2000 sono sempre più accomunate da una chiara intenzione di fare politica, ma anche da una volontà di fare sintesi delle diverse anime politiche, in una mirabolante quanto distruttiva voglia di appiattimento e demolizione delle diverse anime politiche e sociali. Inoltre, queste “fantomatiche” Fondazioni tendono a “diventare anche il terreno neutrale in cui instaurare relazioni con rappresentanti del mondo accademico, politico e giornalistico”: un vero e proprio melting pot in cui il cittadino viene definitivamente eluso e disgregato.

Cosa fanno le strutture censite?

Il 52,48% si occupa di aggregazione politica o correnti di partito. Il 35,64% fa ricerca e formazione politica. L’11,88% policy making tematico e cioè “porre al centro della ricerca le specifiche azioni intraprese dalle autorità pubbliche per affrontare, rinviare o eludere i problemi sorti in un determinato ambito”.

Ma veniamo al tema della loro trasparenza: “Solo 19 fondazioni sulle 101 che hanno un sito web attivo pubblicano il proprio bilancio rendendolo accessibile a tutti. […] Il primo problema riguarda la quantità, e la qualità, delle informazioni disponibili. Lo statuto costitutivo, documento centrale per stabilire obiettivi, forma giuridica e soci fondatori, è disponibile solo per il 45% delle 101 strutture. Per la stragrande maggioranza quindi una serie di informazioni per la comprensione del fenomeno sono riservate. Man mano che ci si avvicina alle informazioni più importanti, aumenta la probabilità che le strutture decidano di non pubblicarle. Solo 7 su 101 hanno presentato l’elenco degli associati. Solo 3 hanno presentato i finanziatori o donatori”.

Come è facile notare, la trasparenza non regna sovrana nel mondo del potere politico e questo non gioca a suo favore: al giorno d’oggi il cittadino è sempre più “open source” e può scovare le risposte ai propri problemi e alle proprie necessità in ogni parte del mondo. Non si può più giocare a nascondino con la società civile e più si apriranno le porte degli antichi palazzi di potere e più leggera e trasparente diventerà la vita delle nazioni e dei popoli.

In questo onorevole lavoro di rimozione delle zone buie, un ruolo determinante può essere assunto dal Difensore Civico Nazionale. L’augurio dei cittadini è che anche l’Italia possa finalmente averne uno al più presto.

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