Feb 25, 2018 | Notizie | 0 commenti

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LA SCUOLA CAPOVOLTA

Due le notizie che provengono dal mondo della scuola, che lasciano inorriditi e confusi. Un professore di Scienze in una scuola media di Casteller di Paese rimprovera l’alunno, viene picchiato dai familiari del medesimo e rischia un procedimento disciplinare e un’insegnante dell’Istituto onnicomprensivo  “Edmondo de Amicis” di Succivo(Napoli) viene picchiata dalla mamma di una bambina alla quale la docente aveva chiesto di fare le stanghette in maniera più corretta. Entrambi gli episodi mettono in luce la conflittualità spesso non solo latente tra famiglia, istituzione scuola e politiche sociali. Il primo, in particolare, ha risvolti anche etnici, in quanto il ragazzino rimproverato è di origini rom.  “Era appena cominciata la ricreazione – spiega il professore Giuseppe Falsone – che, da regolamento, gli alunni devono trascorrere all’aperto. Un ragazzino, di origini rom, con la tendenza a non rispettare le regole, non voleva uscire. Così gli ho posato una mano sulla spalla e l’ho accompagnato fuori”. Il gesto non sarebbe stato gradito dal ragazzo, il quale avrebbe detto ai compagni: “Lo farò picchiare dai miei genitori”. Nella scuola di Succivo, il rimprovero fatto ad una bambina di quattro anni, anche se “dolcemente” come sostiene la maestra, ha suscitato come reazione il pianto, che avrebbe fatto scattare la furia della madre, la quale si è accanita contro l’insegnante afferrandola al collo e sbattendola più volte contro il muro. Violenze inaudite consumate a danno di operatori scolastici ed eccedenti la normale reazione che può suscitare in un genitore il rimprovero ad un figlio. Nel caso del professore addirittura a suo carico c’è un procedimento disciplinare in corso. “Un atto dovuto”, sostiene la preside, così motivandolo: “E’ stato sollevato un dubbio sul comportamento di un professore ed è mio dovere capire cosa sia successo”. Comunque, emerge una scuola offesa e “capovolta”, spesso teatro di dinamiche che nulla hanno a che fare con la missione educativa e dove,nel caso della presenza multietnica, si scambia la tolleranza con l’incapacità di far rispettare le regole. “Le minacce di famiglie aggressive – scrive Falsone al ministro Fedeli – mettono in discussione la serietà di chi lavora per costruire la conoscenza e le donne e gli uomini di domani.  Quando si sbaglia, si chiede scusa. Lo spieghiamo ai ragazzi. Ma cosa dobbiamo dire quando si viene calpestati per aver svolto il proprio dovere?”.

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