L’elezione di Marta Cartabia alla carica di Presidente della Corte Costituzionale è stata accolta con grande soddisfazione, avendo avuto eco sia nella nell’opinione pubblica nazionale che nella stampa di settore. È percepito infatti ad ogni livello il fondamentale ruolo che la Corte svolge nel controllo di costituzionalità delle leggi ordinarie. È la prima donna ad essere eletta presidente della Corte, organo in funzione dal 1956 e che ha visto sinora la presenza di pochissime donne. L’auspicio è che effettivamente, come ha dichiarato la neo- presidente, si sia rotto “un vetro di cristallo” e che l’elezione funzioni da apripista per altre cariche politico-istituzionali rimaste sinora precluse alle donne.
Non c’è bisogno di ricordare che si tratta di un’eccezionale docente di diritto costituzionale, ampiamente affermata e riconosciuta anche a livello internazionale.
La speranza è che l’“apertura” della Corte si svilupperà durante la sua presidenza, diffondendo la consapevolezza che la Corte, organo poco conosciuto e per molti addirittura sconosciuto, è in realtà un’istituzione che incide profondamente sulla vita nazionale, attraverso le sue principali funzioni di giudice della conformità delle leggi ordinarie alla Costituzione e di arbitro degli eventuali conflitti tra i poteri dello Stato.
La Cartabia è stata eletta presidente all’unanimità (14 voti e una scheda bianca, la sua), risultato non scontato nella storia della Corte.
È marchiano che l’unanimità rafforzi il ruolo della Presidente e della Corte stessa, perché esprime un forte accordo sul ruolo e sulle funzioni della Corte e sulla sua immagine nella società civile.
Abbiamo di recente constatato quanto siano alti il consenso e la credibilità del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, destinatario di una inusuale ovazione alla Scala di Milano, già giudice anch’egli della Corte costituzionale, collega dell’attuale Presidente della Corte Marta Cartabia, e sappiamo quale insostituibile funzione di custode della Costituzione svolga la Corte costituzionale. Ed è appunto questa comune matrice che ci consente di guardare con ottimismo al futuro del nostro Paese.
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