Mag 9, 2015 | Notizie | 0 commenti

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LA CRISI DEI PARTITI

La crisi dei Partiti

Partiti che perdono il senso del loro esistere partiti che si disintegrano per eccesso di protagonismi e ambizioni personali partiti confusi nella loro missione e privi di un pensiero politico che fa da collante interno e da criterio guida. È un panorama desolante, che coinvolge destra e sinistra e che riguarda sia l’assetto nazionale sia le realtà locali. Anche i partiti più organizzati come PD e Forza Italia soffrono di questa crisi di identità e di questo processo di disintegrazione.

Mi chiedo: che cosa manca? Che serve? Personalmente ritengo che in ogni umana organizzazione, quando non ci sono regole e punti di riferimento chiari e condivisi ( espressamente condivisi) nascano incomprensioni e spaccature. Nel caso in esame, oltre a ragioni storiche e sociologiche che stanno determinando una continua perdita di identità del quadro politico, c’è anche un altro elemento che pesa enormemente: i partiti non hanno un definitivo inquadramento giuridico costituzionale e sopratutto non hanno seri e completi regolamenti interni che ne definiscano il funzionamento, i poteri e i limiti funzionali. Non bastano vecchi statuti formali.

Serve un Codice etico e una seria deontologia scritta e controfirmata che fissi alcuni comportamenti e alcuni vincoli,dove trovi spazio la lotta alla corruzione nell’attività interna del partito; massima trasparenza nei conti economici e nelle fonti di finanziamento; la non candidabilità di persone indegne; il divieto di trasmigrazione fra partito e partito nella stessa legislatura; il divieto di ricoprire troppi incarichi o troppo a lungo; regole precise nelle modalità di elezioni dei dirigenti; ampia libertà di scelta e di voto su questioni strettamente personali come su temi di fede, etici o spirituali ma viceversa il dovere di condividere responsabilmente le scelte del partito su fondamentali tematiche politiche e istituzionali; l’impegno di operare onestamente a favore del partito e di non creare gruppi o alleanze apertamente antagoniste; ampia libertà e autonomia di giudizio nei dibattiti interni e gestione democratica della struttura,ma poi corretto sostegno della linea della maggioranza e della dirigenza,nel rispetto di un serio criterio di appartenenza e di correttezza.

Oggigiorno si verificano varie anomalie e incapibili strappi, senza che si facciano i dovuti “passi indietro” e senza che ci si preoccupi adeguatamente del disorientamento dell’elettorato. Liti e insulti fra politici, dirigenti e parlamentari dello stesso partito sono un coro raccapricciante. Ancora una volta viene alla luce il fatto che, quando la classe dirigente è troppo imbevuta di politica e non dialoga e ascolta i cittadini e sopratutto non si confronta con le realtà civiche del proprio territorio, perché troppo occupata in lotte interne di potere, il risultato finale diviene estremamente precario e confuso.

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