Intervenire prima è un atto di grande civiltà
Vedo grande partecipazione e condivisione ad unirsi alle manifestazioni di soddisfazione di amici e parenti che, sentendo condannare a pene pesanti gli autori di delitti che li hanno coinvolti, si abbracciano contenti. Fatta giustizia. Il sentimento è umanissimo ma mi pare faccia nascere un involontario effetto preoccupante. Mi pare, cioè, che lo sfogo post condanna, portando l’attenzione sulla punizione più che non sul dramma avvenuto, spinga la pubblica opinione a dimenticare che è meglio dedicare risorse e impegno alla prevenzione che non al “dopo” e che la condanna è comunque un fatto tardivo. Così, quando si dice che “non tutti gli extracomunitari sono delinquenti” oppure che “drogati e vandali non devono essere emarginati” si dice il vero, ma quando poi un’amica viene stuprata e malmenata, o quando un parente viene rapinato e ridotto in carrozzella, ci si accorge di non aver fatto abbastanza. Tardivo e umiliante aspettare la cattura e congratularsi per la condanna del responsabile. Altrettanto sciocco e un po’ vigliacco è dire : “accogliamo tutti, poi…chi commette atti criminali è giusto sia condannato”. Dicendo così, si dimentica il dramma della vittima, spesso atroce, e ci si concentra sulla punizione che certamente non compensa la vittima e non risolve il suo stato.
Se cittadini e apparati dello Stato (Magistratura compresa) dedicassero più attenzione e più risorse alla prevenzione, in modo attivo, costante e coraggioso, si potrebbe avere meno delinquenza e più pace sociale. Il cittadino dovrebbe collaborare più attivamente e gioire quando si prevengono i reati, pensando che questa è giustizia, molto più di quella tardiva della condanna o della pena.
Certamente prevenire è difficile. A volte, tuttavia, gruppi o singoli, dichiarano pubblicamente di voler far violenza, ed incitano alla delinquenza. In questo caso non si dovrebbero aver remore sul come agire e sul come promuovere seriamente il rispetto della legge. Prevenire vuol dire anche diffondere la cultura della legalità e il rispetto per tutte le differenze sociali, religiose ed etniche, senza tentennamenti, ma con responsabile rigore.
Vuol dire anche dare il buon esempio, sopratutto da parte di coloro che hanno incarichi istituzionali. Ecco allora che, ancora una volta, torna il tema del “codice etico” che ogni istituzione, partito o associazione dovrebbero adottare e far rispettare. Non v’è dubbio che una piena,coraggiosa collaborazione dei cittadini e delle loro associazioni alla prevenzione dia vantaggi d’ogni tipo al vivere civile. Intervenire prima è meglio che piangere poi.
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