Apr 21, 2021 | Notizie | 0 commenti

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IL MEDIATORE EUROPEO: UN’OCCASIONE MANCATA

Non è un periodo facile quello che sta vivendo la Commissione UE per una serie di motivi. Uno dei più attuali è quello relativo alla lamentata mancanza di trasparenza nei contratti conclusi con le aziende produttrici di vaccini anti Covid-19, che è valsa l’accusa alla Presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, di essere al servizio delle case farmaceutiche. Nei tre contratti firmati con le aziende BioNTech-Pfizer, Moderna e AstraZeneca a seguito alle rassicurazioni formulate dall’Agenzia Europea per i Medicinali sulla bontà dei vaccini, la mancanza di trasparenza riguarderebbe: il prezzo concordato, che si riferisce ad una media e non a quello definitivo, la responsabilità in caso di danni da effetti collaterali, i cui indennizzi ricadrebbero sugli Stati scaricando le multinazionali del farmaco da ogni responsabilità ed i tempi di consegna perché nel caso in cui la produzione dell’azienda risultasse insufficiente per soddisfare gli ordini previsti, quest’ultima si impegna semplicemente a rivedere il programma di consegna.
In questo marasma, spicca la superficialità e l’inerzia del Mediatore Europeo Emily O’Reilly, figura istituzionale eletta dal Parlamento UE per svolgere indagini sulla regolarità o la cattiva gestione dell’Amministrazione Europea, che ha deciso di aprire due inchieste sulla trasparenza dei contratti conclusi dalla Commissione con le aziende produttrici di vaccini per il coronavirus solo a valle della segnalazione di una ONG che aveva chiesto di visionare il contratto firmato con AstraZeneca e i relativi documenti dei negoziati. Non avrebbe potuto fare altrimenti visto che la Commissione si era rifiutata di condividere i documenti firmati dall’Ue per l’acquisto dei vaccini, motivando la sua decisione nella necessità di tutelare gli interessi commerciali dell’azienda farmaceutica. Stessa sorte ha avuta la richiesta di un Eurodeputato di esercitare il pubblico accesso al contratto di AstraZeneca (poi pubblicato) nonché i dettagli sui funzionari degli Stati membri coinvolti nei negoziati sul vaccino, mai forniti.
Ma la superficialità nell’azione condotta dal Mediatore Europeo non è una novità. In una lettera aperta inviata a Emily O’Reilly in riposta ad un’interrogazione sul ruolo dell’Agenzia Europea per i Medicinali e della sua task force pandemica durante la crisi del Covid-19, l’Agenzia si è limitata a confermare che ai propri esperti vengono applicate le stesse misure di indipendenza sia che si occupino di trattamenti e vaccini anti-Covid-19 sia che si occupino di tutti gli altri farmaci, includendo sia gli esperti coinvolti nel fornire pareri sullo sviluppo di questi farmaci, sia gli esperti che li valutano. Secondo l’EMA quindi queste misure sono idonee a garantire che le raccomandazioni dell’EMA siano dettate solo da esigenze scientifiche e di salute pubblica e non da altri interessi. Un po’ poco se consideriamo che l’Ente usufruisce di finanziamenti da parte dell’industria del farmaco raggiungono per un valore di oltre il 70% delle entrate complessive. E’ chiaro che il “controllato” di fatto paga il suo “controllore”. La missione principale della Mediatrice consiste nel garantire il pieno rispetto dei diritti dei cittadini, conformemente ai trattati e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e nell’assicurare che il diritto a una buona amministrazione rispecchi le più elevate norme che le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’Unione sono tenuti a rispettare, salvo le attività svolte dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nell’esercizio delle sue funzioni giurisdizionali. La Mediatrice dunque svolge un ruolo essenziale nell’aiutare le istituzioni europee a migliorare l’apertura, l’efficacia e la vicinanza rispetto ai cittadini, nell’ottica di rafforzare la fiducia di questi ultimi nei confronti dell’Unione.
Ora – dobbiamo chiederci tutti –  quanti sono i Cittadini europei che si sentono davvero tutelati da chi effettua delle interrogazioni e si ferma alla prima risposta fumosa ricevuta? Avevamo segnalato, fin dal momento della nomina del Mediatore Europeo, che la scelta operata non costituiva per i Cittadini Europei una garanzia di proattività e di autonomia. Lo sapevano anche molti dei nostri Europarlamentari che nonostante ciò hanno comunque preferito votare la giornalista irlandese che aveva già dato prova della sua inefficienza invece dell’unico candidato italiano con le carte in regola sia per i titoli che per l’esperienza nazionale ed internazionale acquisita. Perché? La risposta è solo una: chi deve dire grazie alle lobby economoico-finanziarie europee avrà sempre le mani legate.
 
di Elio Aliperti
 
 

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