Le problematiche relative all’area archeologica di Liternum nella zona di Giugliano di Napoli ripropongono la questione della correttezza e della trasparenza della gestione del territorio e del diritto dei cittadini a riappropriarsi di aree che costituiscono il tessuto connettivo di una comunità. L’Italia è il paese a più alto tasso di siti che rappresentano un vasto e pregevolissimo patrimonio culturale ma in tante situazioni non esprime altrettanta capacità a salvaguardare un patrimonio di tale valore storico-artistico e bellezza, soprattutto la vocazione che quel determinato bene esprime anche al fine di una messa in reddito del bene stesso. La situazione del Parco e dell’Area Archeologica di Liternum, e ancor prima quella della Reggia di Carditello, è emblematica di una scarsa attenzione alla valorizzazione del territorio, esposto, per incuria, al rischio di un un degrado talora irreversibile, a vandalizzazioni, ad abusivismi di ogni genere. Non solo. Ma anche della incapacità e della mala gestio di risorse economico-finanziarie, erogate con un vincolo di destinazione, come in questo caso con soldi provenienti dal Pon Fesr Campania 2000/2006. Questo potrebbe richiedere l’intervento incisivo di una operativa difesa civica, che riuscisse a fare leva sui soggetti che a diverso titolo hanno responsabilità nella vicenda, come la Città Metropoplitana di Naspoli, della Soprintendenza archeologica, il Comune di Giugliano e a dare voce a quelle forme associative che restano spesso l’ultimo baluardo a difesa della dignità di un sito e della sua messa in sicurezza.
ARTE NELL’EPOCA DELLA MACROREGIONE MEDITERRANEA
Bianco e azzurro sei. Con le isole che stanno lì. Le rocce e il mare. Coi gabbiani. Mediterraneo da vedere. Con le arance. Mediterraneo da mangiare. Così cantava Pino Mango nella bellissima canzone scritta insieme a Mogol nel 1992. Oggi, nell'epoca della Macroregione...
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