Fiducia
Momenti veramente difficili. Ciò che soprattutto mi pare inestricabile è il dilemma: di chi ci si può fidare? Come rispettoso del pensiero liberale, il servizio che fanno i giornalisti lo considero utile e civilissimo. Ma i giornalisti, anche quelli seri ed onesti, estremizzano e tendono a manipolare le notizie, convinti che una notizia debba essere esagerata, forte, meglio se morbosa per poter attrarre il lettore….una giornata di pioggia diventa un diluvio – allarme acqua. Qualche giornata di secco – allarme siccità. Un omicidio diventa una strage, meglio se contiene elementi scandalistici o perversi.
Il catastrofismo fa vendere, sia in cronaca che in politica….la verità non viene messa in chiaro, galleggia malamente su approssimazioni e sottintesi o interessi di parte.
Ho provato, tempo fa, a credere ai politici di livello. Ho poi visto che, anche i più competenti e onesti sono stati attratti dalle consorterie dei partiti, con tutti i difetti e i vizi che ne sono derivati. Corruzione, arrivismo, incompetenza, prepotenza. Il potere non solo corrompe, ma fa apparire accettabile anche un atto criminale; annienta la coscienza.
Oltre a ciò, il venir meno di un pensiero politico caratterizzante, sostituito da una uniformazione ideologica che ha portato la destra e la sinistra a confondersi e a mescolarsi senza ritegno, in una prassi senza ideali, affarista e amorale, ha determinato incertezza e inaffidabilità in tutto l’attuale schieramento. La morte delle vecchie ideologie ha portato alla morte delle coscienze, al degrado della propria identità politico- culturale, alla eliminazione delle singole idealità.
L’imprenditoria. Negli anni passati certamente è stata una categoria coraggiosa, creativa ed operosa. Poi l’onda finanziaria e speculativa ha preso il sopravvento e le risorse umane ed economiche, trasferite altrove, hanno lasciato buchi e difficoltà in molti settori. I “grandi capitani d’industria” sono pressoché scomparsi e la globalizzazione imposta dalle multinazionali ha scoraggiato la nascita di nuovi “capitani” autonomi.
Il mondo della cultura, immensa ricchezza della nostra storia, manda segnali spesso scoraggianti ed evanescenti, che mostrano come difficilmente sa impegnarsi nella quotidianità del vivere. Conferenze, incontri, dibattiti indicano l’incapacità di rinnovarsi e mettono in evidenza il presenzialismo delle chiacchiere inutili, monotonamente ripetute migliaia di volte, senza alcun esito e senza impegni concreti.
Che fare? Dove trovare persone o comunità di cui fidarsi?
Ci provo.
– In primo luogo è opportuno evitare chi spara critiche a destra e a manca, peggio se in modo anonimo, senza proporre soluzioni. Gli onesti e i ben intenzionati ti guardano in faccia!- Un partito, un gruppo, un’associazione, per essere credibile, deve avere un regolamento o statuto interno (codice etico) che chiarisca gli aspetti comportamentali e gestionali in modo trasparente e scrupoloso; una buona regola mi pare prevedere l’alternanza delle cariche o delle mansioni, l’eliminazione immediata delle “mele marce” e il rispetto degli avversari. Solo così un gruppo è credibile.
– Una impostazione più civica che partitocratica, con organi e persone della società libera, può garantire gestioni oneste e, se si segue il criterio della competenza (che è la vera alternativa alla prepotenza del potere), si potranno ottenere decisioni e comportamenti più consoni ed efficienti. Tutti i gruppi che scelgono i loro capi settoriali col criterio della competenza sono sicuramente avvantaggiati.
– Credibili mi paiono tutti coloro che non si nascondono ma hanno il coraggio di mostrarsi come sono, con la loro propria identità e diversità dall’altro, senza mischiarsi nel gregge. Le mode che omologano tutti e tutto, celano imbrogli e vigliaccherie, più o meno coscienti, ma inaccettabili e a volte drammatiche. La diversità di ciascuno di noi dall’altro è una ricchezza che va valorizzata, non annullata. Il giovane non è il vecchio, l’uomo non è la donna, il bianco non è il nero, il liberale non è il socialista, ecc..L’onesta manifestazione della propria identità di persona o di gruppo o di nazione genera rispetto e condivisione.
È evidente che siano proponibili molti altri criteri e molti suggerimenti che potrebbero arricchire questo semplice elenco. È una elencazione aperta che non può che essere incrementata.
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