Emergenza sociale in tempi di coronavirus a causa della quarantena obbligatoria, che ha portato al congelamento di attività scolastiche e lavorative e quindi alla perdita di routine e abitudini, dove i singoli e le famiglie hanno vissuto un periodo caratterizzato da stress, paure e incertezze. Appare necessario e impellente doversi confrontare con il tema delle emergenze e i servizi messi in campo a protezione sociale dalla politica. Avviare riflessioni e discussione sul tema, come unico segno di vitalità e di capacità di una comunità, che non vuole rassegnarsi e, in attesa di una strategia governativa capace di trasformare una situazione di crisi in un momento evolutivo e di cambiamento, accende i riflettori su i due ambiti primari, quello relativo alle emergenze personali e familiari e quello relativo alle emergenze di massa.
L e emergenze personali e familiari vedono coinvolti i servizi sociali dei comuni, ultima frontiera dello stato sociale, in relazione all’erogazione del servizio essenziale di pronto intervento sociale, che a loro volta impegnano le associazioni di promozione sociale. Mentre i disastri coinvolgono generalmente una collettività, in quest’anno, al servizio sociale presso ogni Comune è stato lasciato l’incombenza di affrontare dell’emergenza-urgenza.
Civicrazia, forte di un’esperienza pluriennale in campo sociale e grazie alle associazioni partner impegnate in ambiti di servizi per l’emergenza-urgenza, visto quanto accaduto vuole sollecitare a strutturare un quadro di riferimento per un modello organizzativo e operativo di pronto intervento sociale unitario e standardizzabile sul piano nazionale, capace di fronteggiare emergenze pandemiche sia di massa che per quelle personali e familiari. Un rinnovato ambito disciplinare e professionale, consolidato su un sistema di conoscenze ed esperienze, che prepari i futuri operatori, sostenga quelli impegnati nel lavoro quotidiano e contribuisce all’ulteriore rafforzamento delle professioni e dei servizi nelle politiche di emergenza sociale future.
Leggendo i dati preliminari di uno studio scientifico promosso dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, che si è avvalso di un questionario online a cui hanno partecipato 2400 persone, emerge chiaro l’impatto della pandemia da COVID-19 sulla salute e il benessere mentale della popolazione italiana e mondiale e ne mette a fuoco bisogni e necessità a cui dare risposte.
L’imposizione delle restrizioni e limitazioni delle libertà da parte delle istituzioni, riscontrabile nella maggior parte dei fattori negativi sulla salute mentale delle persone, sollecita ad essere attenti ad intervenire con urgenza attuando il contenimento e la gestione delle situazioni di bisogni di sussistenza e relazione, in situazioni imprevedibili non solo di drastico abbandono, di privazione o allontanamento dal nucleo famigliare ma per tutte le persone presenti sul territorio.
Un pronto Intervento sociale duratura e continuativo nel tempo, che soddisfi i bisogni non più rinviabili di sussistenza e relazione per tutte le persone presenti nelle città come nelle periferie. Da questo tipo di situazioni è possibile dare risposte con un grado di protezione (relazionale e affettiva) variabile a seconda del destinatario dell’intervento, al quale deve essere garantita la soddisfazione dei bisogni primari ed un successivo aggancio operativo, oltre l’emergenza pandemica Covid 19, per intraprendere un percorso rispondente alla logica della continuità della vita.
Gli ultimi mesi hanno comportato molte sfide, in particolare per gli studenti, i familiari dei pazienti affetti da COVID-19, le persone con fragilità. Più in generale le persone che versano in condizioni socio-economiche svantaggiate quale gli imprenditori che hanno dovuto chiudere l’attività, i disoccupati e i lavoratori i cui mezzi di sussistenza sono stati minacciati. L’impatto economico sostanziale della pandemia ha infatti ostacolato oltre che i progressi verso la crescita economica anche quelli verso l’inclusione sociale e il benessere mentale.
La pandemia ha cambiato gli ambienti di vita della persona (confinamento a casa, distanziamento sociale), con molteplici impatti sulla salute mentale, ha modificato per sempre le abitudini, determinando così tanti cambiamenti e sfide nelle nostre vite impossibili da prevedere, ma anche a volte impossibili da immaginare. Le consuetudini alle quali abituati hanno lasciato spazio ad una paura spesso incontrollata e latente, fomentata anche dai mass media e la circolazione incontrollata di fake news, in quella che è stata ribattezzata “infodemia”, e che ha spianato la strada a tutta una serie di ansie, timori, dubbi ed incertezze. Parliamo dunque di “stress da Coronavirus” in un contesto in continua evoluzione che sfugge a qualsiasi possibilità di controllo, specie nei soggetti più fragili, e che durerà nel tempo. Ecco perché Civicrazia sta concretamente operando in ogni ambito con lo Sportello e il supporto di oltre quattromila Associazioni.
di Ernesto Marino
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