Set 10, 2016 | Notizie | 0 commenti

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E’ QUESTA LA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE VOGLIAMO?

E’ questa la riforma costituzionale che vogliamo?

 

La riforma costituzionale Boschi, pubblicata in GU il 15.4.16, attualmente valida ma inefficace in quanto in attesa di conferma referendaria, interviene su un sistema funzionale, semplice e comprensibile da chiunque, scritto in tempo ove era necessario garantire anche le minoranze, testo che secondo i più autorevoli costituzionalisti, mostra però cenni di logoramento nella parte riguardante i poteri dello Stato e il loro funzionamento.

Per lo più le fronde dei SI e dei NO hanno polemizzato sul fatto che questa riforma incida positivamente o meno sui costi della politica, sul funzionamento complesso della macchina legislativa, sui rapporti Stato – Enti locali, sulla necessità di una riforma (qualunque essa sia?) della Costituzione, sulla partecipazione democratica del Popolo, sulla necessità che una legge elettorale garantisca, coerentemente con la riforma costituzionale, la governabilità rispettando la sentenza 1/14 della Consulta che aveva dichiarato l’illegittimità del cd porcellum.

Si è polemizzato altresì sul fatto che un Parlamento delegittimato dalla sentenza citata, per un vulnus di rappresentatività democratica, potesse addirittura prodigarsi proprio in riforme di partecipazione democratica e strutturali dello Stato, quale quella costituzionale (Legge che è di tutti e scritta per tutti) nel nome del principio di fondo rinvenuto nella Costituzione dalla stessa Consulta (per salvare l’operato intanto svolto dal Parlamento), di Continuità dello Stato e dei Suoi organi eletti.

Si precisa che la riforma si incentra sulla seconda parte della nostra Carta, ritiene di non dover modificare nè la forma di Governo nè quella di Stato (ma le ripercussioni del sistema innovato, comprensivo della nuova legge elettorale cd “Italicum”, sono rinvenibili in via indiretta anche su tali aspetti) e incide sugli organi costituzionali e sul rapporto e i poteri degli stessi. Inoltre incide sui compiti di ciascuna Camera (bicameralismo che non viene quindi superato creando però un ibrido non proprio rinvenibile in altri Stati) proprio per -secondo taluni- efficentarne il funzionamento. Ma se questa riforma sia utile agli Italiani e soprattutto vada nella giusta direzione è questione molto dibattuta.     A giudizio di molti, infine, la negazione della riforma dovrebbe poi spingere chi l’ha voluta e fatta approvare con colpi di fiducia, prima ancora che con colpi di maggioranza, a trarne le dovute conseguenze, o almeno a formulare necessarie riflessioni, sul piano politico.   Ma si sa, questa sarebbe un’altra Italia.

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