Giu 18, 2018 | Notizie | 0 commenti

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CONTINUARE A CRESCERE O INIZIARE A PROSPERARARE

L’intero mondo economico-finanziario continua a ripetere incessantemente il ritornello ormai logoro di “continuare a crescere”: il tema della crescita è il più dibattuto in Europa ed è rimasto l’unico metro di misura dell’esistenza umana sulla terra.

W.W. Rostow, economista e sociologo statunitense, negli anni ’60 del secolo scorso, concepì una teoria basata sulle fasi della crescita economica. Secondo questa teoria, “i processi di sviluppo economico e modernizzazione di una società si verificano in ogni Paese attraverso diversi stadi di sviluppo. Rostow individua 5 fasi di sviluppo. Questi stadi partono dalla cosiddetta società tradizionale, cioè una società nella quale la stragrande maggioranza della popolazione opera nel settore primario in un’economia di sussistenza e autoconsumo basata su rapporti di reciprocità e ridistribuzione, imperniata da una cultura dominata dalla superstizione e dal fatalismo. Il secondo stadio è individuato come la fase preliminare per il decollo. È un periodo dove l’istruzione elementare diventa obbligatoria, le persone hanno bisogno di essere formate, le tecnologie sono ancora semplici ma si pensa sempre di più a svilupparle. La terza fase è detta di decollo, c’è una vera e propria trasformazione sociale e culturale. La quarta fase è identificata come fase di raggiungimento della maturità; è caratterizzata dalla crescita massiccia dell’industrializzazione e dalla formazione delle attività terziarie che porta a dei ritmi di lavoro più soft migliorando gli standard di vita. La quinta fase è identificata come età del consumismo e della produzione di massa; sono disponibili nuovi servizi secondari al bisogno delle persone ma che garantiscono un valore aggiunto alle attività già esistenti garantendo un alto livello di benessere” (Fonte Wikipedia).

Rostow paragona le fasi della crescita economica al decollo di un aereo e purtroppo, dal 1960, quell’aereo non è potuto più atterrare. Come un disco rotto, ha continuato a girare e a salire. Ma si può crescere all’infinito? E, soprattutto, perché si dovrebbe crescere all’infinito?

L’evangelica frase: “Ogni albero si riconosce dai suoi frutti” potrebbe essere un’ottima cartina di tornasole per giudicare la vera realtà di una crescita economica senza freni e senza limiti. Ed in effetti chi ha beneficiato di tale fenomeno è soltanto l’1% della popolazione mondiale. È pur vero che il reddito pro capite mondiale è aumentato, ma invece di migliorare, la vita e l’esistenza sulla terra è percettibilmente peggiorata ed insieme all’umanità, anche la natura ha sofferto della fideistica crescita incontrollata.

Nonostante uno sviluppo tecnologico avanzato ben al di là di ogni migliore previsione e sebbene l’agricoltura e l’industria, come il terzo settore, ne abbiano beneficiato, l’economia sta arretrando ed il volo in quota si dimostra alquanto difficoltoso, per continuare nella metafora del volo.

La natura, che subisce duri colpi da una crescita insensata, come anche l’umanità, che non riesce a comprendere consapevolmente la ricchezza in cui potrebbe vivere se aprisse gli occhi e guardasse con la visione dell’abbondanza invece che con quella della scarsità, potrebbero beneficiare di nuove risorse e nuovi modelli interpretativi. Tra questi quelli della prosperità e della complementarietà dovrebbero essere riconosciuti tra i migliori contributi che il XXI secolo potrebbe lasciare all’uomo contemporaneo.

Pensare secondo criteri di prosperità e complementarietà modificherebbe completamente il comportamento dell’economia e della finanza, soprattutto passando da uno sfrenato ed egoico possesso ad una ben più salutare ed equilibrata condivisione. Un vero, reale e concreto cambio di paradigma, pensando che “più staranno bene gli altri, più starò bene io”.

Estrarre, consumare e distruggere le risorse ha provocato un’economia basata sulla scarsità, minando l’essenza stessa della vita sulla terra. Ora, è giunto il tempo di rigenerare, distribuire e far circolare l’economia attraverso una liberazione delle risorse dalle mani dei “pochi”. Non si tratta più di una linea retta di crescita che sale verso chissà quale infinito, ma di una sfera che si espande in ogni direzione.

Se lo Stato, uno Stato forte che lavora veramente per la prosperità dei cittadini, pone dei limiti all’economia ed al commercio, non si può più gridare allo scandalo o alla dittatura. Si tratta di proteggere la cittadinanza da un potere che potrebbe (come invero sta avvenendo) causare gravissime realtà distopiche.

Ed infine, porre dei limiti in alcune situazioni non deve far paura: molte persone geniali nel mondo hanno trasformato le limitazioni in fonti della loro creatività. Possono liberare il proprio potenziale più nascosto, liberare la creatività, la partecipazione, l’appartenenza, avviando l’umanità verso la prosperità.

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