Secondo dati Istat, infatti, circa l’80% dei Comuni del Nord-est offre il sostegno socio educativo scolastico per i bambini e i ragazzi disabili nelle scuole mentre al Sud e nelle Isole soltanto il 40% dei Comuni ha attivato questo tipo di assistenza.
I divari territoriali si stanno allargando.
Eppure i livelli di prestazioni sociali come il sostegno ai disabili dovrebbero avere un valore garantito omogeneo sul territorio.
La franchezza va sempre apprezzata, tuttavia dire a un disabile e alla sua famiglia che se vive in Calabria o in Campania non potrà mai essere trattato al 100% come un cittadino italiano residente altrove non può lasciare indifferenti.
Per due ragioni:
La prima ragione è etica ed è quella che fa arrabbiare chi non sopporta di vivere in un Paese in cui la spesa comunale per servizi essenziali come il sociale e gli asili nido possa essere a Napoli appena del 58% rispetto a Torino; a Bari il 53% rispetto a Firenze; a Reggio Calabria il 49% rispetto a Reggio Emilia. In pratica diritti dimezzati.
La seconda ragione è giuridica. La Costituzione è molto chiara sul punto e all’articolo 119 (riformato nel 2001) stabilisce che gli enti più vicini ai cittadini, i quali per l’assistenza sociale sono i Comuni, debbano ricevere risorse in grado di «finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite».
di Annunziata Coppola
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