Civicraticamente liberi di scegliere ciò che vogliamo essere
“La libertà significa responsabilità. Ecco perchè molti la temono”. George Bernard Shaw
Siamo oggi ciò che la nostra storia personale ha fatto di noi. Non abbiamo scelto la famiglia dalla quale siamo nati. Siamo il prodotto della filiera di uomini e di donne che compongono il nostro albero genealogico.
Appena nati già abbiamo ereditato le usanze, la cultura, le credenze, i segreti, le regole, che altri uomini e altre donne prima di noi hanno condiviso.
Poi siamo cresciuti secondo i principi, i valori, l’amore o il disamore, l’attenzione o l’indifferenza con la quale papà e mamma ci hanno allevati. Ci hanno convinto che il mondo è un luogo fantastico e che le persone sono fondamentalmente buone, o viceversa che la vita è sofferenza e che le persone sono sempre pronte a farsi del male e a sopraffare chi è debole.
A seconda dei messaggi che abbiamo ricevuto fin da bambini ci sentiamo amabili o cattivi, apprezzati per quello che siamo o sempre in tensione per essere all’altezza delle varie richieste che il mondo ci rivolge; sopportiamo la critica e ne facciamo motivo di crescita oppure patiamo l’errore come un fallimento senza appello.
Storie successive di amore e di amicizia, rapporti di studio e di lavoro, insegnanti e figure importanti nella nostra vita, hanno completato e plasmato la nostra personalità. Siamo oggi quello che la vita ha fatto di noi, siamo soprattutto quello che i rimandi degli altri hanno costruito, anno dopo anno, sentiamo di potercela fare se le nostre esperienze ci hanno confermato il successo, anche piccolo. Oppure ci sentiamo impotenti e falliti e agiremo come tali, confermando così la nostra convinzione.
E naturalmente tutto questo si trasforma comodamente in alibi per le occasioni nelle quali sentiamo di non fare tutto il possibile per riuscire, per migliorare, di non impegnarci abbastanza per avere peso e influenza nella vita nostra e delle altre persone. “Non è colpa mia, non mi avevano avvisato del cambio di programma!”, “Mi ha chiesto un capitolo del libro che non sapevo fosse in programma …”, “C’era coda, sono arrivato tardi ma non è colpa mia”, “A cosa serve che faccia la raccolta differenziata, tanto poi buttano tutto insieme!”, “Faccio il mio interesse, come fanno tutti, non sono mica più stupido degli altri”.
Eppure, in qualsiasi momento del ciclo della nostra vita, possiamo iniziare a esercitare il nostro insindacabile potere di scelta: se non posso ormai cambiare quello che è stato, se non ho scelto io le circostanze e le esperienze che mi hanno condotto ad essere ciò che oggi sono, posso sempre decidere in che modo utilizzerò quello che mi è stato fatto e imposto. Da adesso in avanti.
Continuerò ad auto-manipolarmi e a convincermi che non è mai mia la responsabilità delle mie azioni e dei loro esiti? E anche quando avrò successo, continuerò a svalutarmi dicendo a me stesso e agli altri “Sono stato fortunato, il compito era facilissimo, non c’erano altre scelte possibili, non avevo una vera concorrenza, chiunque lo avrebbe fatto al posto mio …“?
Certo, decidere, fare delle scelte, prendersi la responsabilità dei propri pensieri e delle proprie azioni, comporta dei rischi. Potrei fallire, prendermi delle colpe, essere impopolare, riuscire e poi dover essere sempre all’altezza del mio successo. E questo fa paura.
La libertà di decidere, la libertà di essere ciò che vogliamo, la libertà di guardarci e di vedere proprio quello che desideriamo vedere, orgogliosi di noi, passa attraverso un processo di rinuncia alla zona di confort creata dalle scuse, dagli alibi, dai giochi. Quindi è una fatica.
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