Siamo in dirittura d’arrivo, il DEF è quasi pronto, e finalmente sapremo cosa propone il ministro Grillo per iniziare a rilanciare il nostro SSN.
In questi ultimi giorni il Ministro ha rilasciato diverse interviste in cui delineava a grandi linee il suo programma di innovazione.
Un tema molto caldo è certamente quello della scarsità di professionisti, specialmente medici, in grado di essere assorbiti nei nuovi organici della sanità pubblica.
Si è sottolineato il fatto che il sistema attuale di formazione post-lauream dei medici, riduce notevolmente il numero di “camici bianchi” che effettivamente occorrono.
Cioè in parole povere sembrerebbe che molti concorsi per medici specialisti vadano deserti, nonostante la “fame” di lavoro.
Qualcosa nel sistema globale deve essere andato in cortocircuito, se, pur avendo da sempre giustificato la “fuga di cervelli” con l’assenza di sbocchi professionali, ci ritroviamo nell’ assurdo di bandire concorsi per posti di lavoro decisamente agognabili e nessuno si presenta per concorrere ed iniziare a lavorare…
In realtà, questo come altri casi, dimostrano come l’area della “saluta pubblica” sia fortemente interdisciplinare, e non possiamo continuare ad immaginarla e gestirla, sia dal punto di vista organizzativo che economico, come un sistema di vasi comunicanti sì, ma separati da inespugnabili porte stagne.
La formazione del personale sanitario, specialmente quello di area clinica non può essere separata dalla capacità di prevedere come si modificano nel tempo i bisogni dei cittadini e la diffusione di patologie nella popolazione, in funzione di altri cambiamenti, dalla progressione dell’aspettativa di vita a l’età media, dalle condizioni ambientali agli stili di vita ed a quelli nutrizionali.
In tutti questi anni abbiamo fatto una seria e sana programmazione fondata sulla raccolta dei dati “importanti” e sull’adozione di parametri di efficienza ed efficacia al passo coi tempi e con le linee guida internazionali?? Abbiamo preferito indici di qualità complessi che tracciassero tutto un percorso di cura dei pazienti per patologia, tenendo ben presente che l’obiettivo di un buon SSN e produrre più benefici che rischi quando prende in carico una persona,…o ci siamo limitati a dividere il numero di persone entrate nella “ufficio X” al giorno, per il costo di esercizio di una giornata di apertura al pubblico dello stesso ufficio???
Direi che abbiamo seguito più la seconda strada…
Tornando agli specializzandi val la pena ricordare che fino ad alcuni lustri fa ogni laureato in medicina e chirurgia, abilitato all’esercizio della professione, poteva conseguire nel corso della vita tutte le specializzazioni che desiderava.
Questa, chiamiamola libertà di accesso allo scibile, aveva due vantaggi: conoscenze più vaste ed eterogenee, coerenti con il significato più profondo di una Medicina Olistica, e la possibilità in casi di estrema necessità, di passare dalla cura di un organo ad un altro senza troppi traumi.
Più recentemente si è introdotto un sistema di numero chiuso delle specializzazioni, che ovviamente lascia ogni anno per strada un po’ di neo-laureati, gratificato con la remunerazione dell’impegno profuso durante lo studio successivo.
Decisamente con l’obbligo di frequenza si permette allo specializzando di “imparare quotidianamente il mestiere di medico” riducendone notevolmente il rischio di fare danni (sempre che per sua fortuna capiti in un buon reparto, con veri Maestri).
A voler essere malpensanti però, per chi conosce gli ambienti dei policlinici universitari, si potrebbe sostenere che il nostro “Stato Padre” ha trovato un ottimo sistema per sottopagare forza lavoro specialistica, per 6 anni a studente, dato che tutti questi giovini in realtà soddisfano un bel po’ di operatività sanitarie, che senza di loro nessuno svolgerebbe.
Il sistema proposta dal ministro Grillo, mutuato dalla Francia, prevede invece una libera iscrizione alle scuole di specializzazione, e poi una selezione, forse “nature”, dal secondo anno in poi.
Saranno comunque retribuite le specializzazioni? E che fine faranno i contro selezionati???…ancora nessuno lo sa…ma in fondo manca poco per scoprire se il nuovo calice sarà dolce, neutro, o amarognolo.
Certo è che un po’ di soldini in più li dovremo mettere….
Taglieremo sprechi e malaffare, oppure seguiremo la tradizione???
Potremmo ad esempio affidarci alle indicazioni che ci fornisce la fondazione GIMBE, nel “3° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”, e che consiglio vivamente di leggere, andando a recuperare tra 17 e 26 miliardi di euro ( per il solo 2017 pare siano stati presumibilmente 21,59) nelle sacche di corruzione, inefficienze, in-appropriatezze , sotto-utilizzo e/o sovra-utilizzo delle prestazioni sanitarie.
22 miliardi non da sottrarre al “Sistema Buona Salute” per finanziare qualche altro compartimento stagno, ma per garantire ai cittadini, tanti operatori specialistici quanti ne servono per fare buona cura, eliminare le liste d’attesa ed azzerare quella zona grigia di esborso privato del cittadino, la cosiddetta spesa out-of-pocket.
Cioè tutte le prestazioni che paghiamo totalmente di tasca nostra per eliminare liste d’attesa, e/o acquistare farmaci, e che sempre secondo la Fondazione GIMBE ammontano per il 2016 a 39,830 miliardi di euro….
Una cifra blu se pensiamo che nello stesso anno tutto il fondo sanitario nazionale ammontava ad euro 113 miliardi circa!!!
Nel frattempo che aspettiamo di assaporare il nettare del calice…come possiamo difenderci dallo ”Sato padre” divenuto, strisciando silenzioso, “Stato padre-Padrone”????
C’è un solo modo:
I CITTADINI VOGLIONO SUBITO IL DIFENSORE CIVICO NAZIONALE
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