Nov 1, 2018 | Notizie | 0 commenti

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“ASSISTENZA DOMICILIARE”…ANNO SOTTOZERO…

Al quarantennale dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale mancano poche settimane.

Dovremmo organizzarci per una Grande Festa.

In genere i 40 anni indicano un momento di svolta, ed in effetti il nostro SSN ha bisogno di una svolta importante.

Negli ultimi 20 anni, abbiamo assistito ad una serie importanti di conquiste in ambito terapeutico,grazie alla scoperta di nuovi farmaci ed all’invenzione di macchine sofisticatissime che ci permettono di identificare meglio e pìù precocemente  la comparsa nel nostro “corpo” di insulti ai diversi organi vitali.

Più conoscenze, più strumenti di cura, più competenza degli operatori sanitari, ci ha reso tra i popoli con la migliore e più elevata aspettativa di vita.

Inoltre, in larghe aree del Paese, uno stile di vita ed alimentare tradizionalmente orientato su prodotti vegetali, la cosiddetta Dieta Mediterranea, ci ha reso, rispetto ad altri popoli occidentali, più resistenti a molte malattie legate ai cambiamenti ambientali.

il cancro è certamente una patolgoia ambientale.

E noi italiani per molti anni, abbiamo avuto nuemeri di incidenza su alcune forme di cancro, o sulle patologie cardiovascolari significativamente positivi.

In pochi anni successivi abbiamo bruciato questi vantaggi, non solo per avere aderito a stili di vita tipici d’Oltreoceano, ma soprattutto perchè non abbiamo compreso che avremmo dovuto ammodernare il nostro SSN per poter rispondere con prontezza alle malattie tipiche della vita più lunga.

per semplificarci la vita possiamo immaginare il nostro SSN suddiviso in due grossi ambiti:

la rete assistenziale garantita attraverso gli ospedali

la rette assistenziale servita sul territorio, in forte vicinanza fisica con le singole persone.

la prima rete è rappresentata dalle aziende ospedaliere, i policlinici universitari,che detengono anche la funzione formativa di futri medici ed altri operatori sanitari, ed i cosiddetti IRCCS, strutture altamente specializzate che assolvono contemporaneamente a funzioni di cura e di ricerca clinica.

la seconda dovrebbe essre garantite dalle ASL, aziende sanitarie locali, che “possiedono” a loro volta ospedali generalisti e mediamente poco dediti all’alta specialità. Le ASL coordinano inoltre la rete dei Medici di Famiglia e dei pediatri, la Guardia Medica, una specialistica di rpimo intervento e l’assistenza domiciliare.

Nel nostro Nuovo Mondo, ad elevata longevità, non abbiamo adeguato l’assistenza domiciliare  e la formazione specialistica per medici ed operatori sanitari, orientando le nuove generazioni su specialistiche cliniche focalizzate sui bisogni degli anziani.

Così ci ritroviamo da anni moltissimi medici dedicati ai nascituri ed ai fanciulli e pochissimi geriatri, esperti di malattie degenerative del sistema nervoso centrale, esperti nel trattare la malattia dolore.

Sull’assistenza domiciliare la situazione è assolutamente drammatica.

 

La gran parte delle risorse umane ed economiche sono state negli anni concentrate, strutturalmente e culturalmente,  negli “Ospedali”, cioè in un setting di cura che possiamo definire strettamente legato all’ “emergenza”.

Ma oggi tante malattie, vedono una cambio importante di paradigma trasformandosi da patologie dell’emergenza a patologie croniche.

Anzi possiamo ben dire che il concetto di cronicità, per il cancro ad esempio, va di pari passo con una visione moderna del concetto di guarigione.

Non può esistere, e di fatto non esiste quasi per nulla fuori dalle “carte buorcratiche”, adeguata cura senza una vera assistenza domiciliare.

Le nostre ASL sono ferme a 40 anni fa.

Nel 2012 col decreto legge n. 158 del 13 settembre, l‘allora ministro tecnico della sanità, Renato Balduzzi, si descisse con estrema chiarezza e precisione quale nuovo modello assistenziale territoriale si dovesse adottare, per rispondere ai nuovi bisogni di salute dei cittadini.

Il Decreto Balduzzi, era molto ampio e strutturato….purtoroppo di un cos’ importante lavoro, solo una piccola parte è stata attuata rapidamente, diciamo quella più semplice da operare.

Le “Case della Salute”, luoghi fisici dove avrebberero cooperato i medici di base ed i pediatri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali ed ospedalieri, infermieri specializzati in grado di somministrare una chemioterapia, pulire una sacca di uno stomizzato, e chirurghi pronti a fare interventi di PS, per garantire ad i cittadini la parte più ciclica e cronica delle prestazioni sanitarie a cui sono “obbligati”, senza fare viaggi interminabili nel trafficodelle nostre metropoli, sono rimasti bellissimi castelli di carta su carta bollata….

Oggi la dimissione ospedaliera risulta per molti cittadini l’inizio di un cavalario….un precipitare inesorabile nell’oblio….soli con se stessi…per assenza di comunicazione tra il centro Hub….ed il “territorio”.

Dietro la mancata adesione ai trattamenti clinici prescritti dagli specialisti degli HUB, ci sono sempre più frequentemente un diritto negato…ed un sentimento di dolore assoluto:

il dirirtto alla continuità assistenziale

la solitudine dell’abbandono….

I CITTADINI VOGLIONO SUBITO IL DIFENSORE CIVICO NAZIONALE

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