Mar 17, 2018 | Notizie | 0 commenti

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AMBIENTE E SANITA’

Stupisce e genera sconforto la dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera da Antonio Marfella, oncologo e presidente dei medici per l’Ambiente: “Io oncologo al Pascale di Napoli, curerò il mio cancro a Milano”. Antonio Marfella scopre di avere un cancro alla prostata dopo avere effettuato alcuni esami e per l’intervento cui deve essere sottoposto chiede di essere messo in lista all’IEO di Milano. Cosa spinge il professionista a rilasciare una dichiarazione del genere? “Per il mio cancro – dice – devo essere sottoposto a un intervento in robotica”. Ora, le linee guida internazionali del Memorial Sloam Kettering Center, negli Stati Uniti, prevedono che questo tipo di intervento debba essere effettuato nelle strutture che ne facciano almeno 250 l’anno, mentre in tutto il Meridione, Pascale compreso, non c’è nessun ospedale dove si superino i 100 interventi alla prostata con il robot. Questo perchè un minor allenamento sul robot comporta un maggiore margine di errore per il paziente fino a rischiare l’impotenza. E non è l’unico medico ad avere scelto di non restare a Napoli per farsi curare. Quello che Marfella evidenzia è il cattivo funzionamento della sanità regionale. Strutture non adeguate, politiche del lavoro sbagliate, personale sottodimensionato, turni massacranti. E’ lo stesso Marfella a denunciarlo. “Al Pascale ci sono colleghi bravissimi – sottolinea – ma che non vengono messi in condizione di lavorare come sanno fare”. L’altra questione è l’inquinamento. E’ devastante quanto l’oncologo a tal proposito dichiara: “Io mi ritengo uno dei campani danneggiati dall’inquinamento. Mai fumato in vita mia, ma ho fumato litri di diossina. Purtroppo la terra dei fuochi esiste, nonostante ci sia ancora qualcuno a negarlo. L’ultimo inganno è quello di voler spacciare il mancato inquinamento dei prodotti agricoli come prova del mancato inquinamento del sottosuolo. Niente di più falso. Le falde acquifere e i terreni sono contaminati da metalli pesanti, come la Cassazione ha confermato nel processo Resit di Giugliano”.

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