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LA LIBERTA’ DI SCELTA DEL MODELLO DI CURA COME OPPORTUNITA’ DI INVERTIRE LA ROTTA DAL MANICOMIO VERSO LA VITA

INTRODUZIONE: UNA POSSIBILITÀ DI RIVOLUZIONE CULTURALE E TERAPEUTICA

Negli ultimi anni, il dibattito sulla salute mentale in Italia ha subito importanti sviluppi, grazie anche a iniziative come quella intrapresa dal Difensore Civico Regionale della Campania, che ha denunciato e contrastato le pratiche illegali di esternalizzazione delle prestazioni sanitarie di residenzialità psichiatrica territoriale per adulti. Questo intervento ha aperto una preziosa finestra di opportunità per riflettere sul reale grado di libertà di scelta dei malati mentali e sulla necessità di rivedere i modelli di cura dominanti nel nostro Paese.

 

IL MODELLO DI CURA PREVALENTE IN ITALIA E LE SUE LIMITAZIONI

Attualmente, il modello di cura prevalente in Italia si basa su un approccio biologico, che tende a considerare la malattia mentale come una patologia da trattare principalmente attraverso interventi farmacologici e strutture residenziali di tipo statale o simil-statale. Questa visione, seppur radicata da decenni, si rivela ormai obsoleta e limitante, privando il paziente di una reale possibilità di scelta tra diverse forme di cura e di intervento. Quando sul fronte scientifico si riconoscono modelli alternativi, come quelli a dominanza sociale o psicologica, lo Stato dovrebbe garantire ai cittadini la libertà di optare per la soluzione più adatta alle proprie esigenze, in funzione delle risorse e delle preferenze personali. Purtroppo, in Italia questa libertà viene sistematicamente negata, perpetuando una visione anacronistica e medicalmente centrica del trattamento.

 

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE E LE CRITICITÀ ATTUALI

In particolare, la prevenzione rappresenta un’area cruciale ancora troppo trascurata. La ricerca scientifica afferma sempre più che un’efficace prevenzione è fondamentale per ridurre la sofferenza mentale e migliorare la qualità della vita. Tuttavia, nei Dipartimenti di salute mentale italiani si privilegia un indirizzo biologico, trascurando interventi psicoterapici e sociali che potrebbero prevenire l’insorgenza di patologie o evitarne il peggioramento. Questa mancanza di attenzione alla prevenzione crea disparità di trattamento, favorendo chi può permettersi di rivolgersi a servizi privati e consumando ingenti risorse pubbliche per tamponare un problema che potrebbe essere affrontato alla radice.

 

LE DIFFICOLTÀ NELLE FASI DI CURA E IL DISALLINEAMENTO TRA MODELLI

Un’altra criticità riguarda la fase di cura, in particolare quella intensiva in strutture residenziali. I pazienti spesso non vengono informati sui diversi modelli di cura disponibili e sono indirizzati, di fatto, verso strutture che privilegiano un approccio biologico, senza possibilità di scelta. La legge e le procedure di esternalizzazione illegale, come quelle censurate dal Difensore Civico, limitano ulteriormente questa libertà, relegando i malati in strutture che si basano su interventi farmacologici e riabilitativi intrattenitivi, spesso senza un reale rispetto delle preferenze e dei bisogni individuali.

 

IL MODELLO PSICOSOCIALE E L’IMPORTANZA DI UN APPROCCIO INTEGRATO

Le strutture psicosociali, che seguono un modello più integrato e rispettoso delle componenti psicologiche e sociali, incontrano difficoltà di coordinamento e riconoscimento. I responsabili dei piani terapeutici tendono a stilare progetti secondo il modello biologico, anche quando il paziente si rivolge a strutture di indirizzo psicosociale. Questo disallineamento può compromettere l’efficacia del percorso di cura e favorire la cronicizzazione della malattia, contribuendo a un ciclo di recidive e di esclusione sociale.

 

IL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE COME SOLUZIONE UMANA E PERSONALIZZATA

Il modello bio-psico-sociale, invece, offre una prospettiva più umana e realistico, che considera il trattamento come un percorso integrato e personalizzato. In questa visione, il paziente può migliorare, tornare in famiglia, inserirsi nel mondo del lavoro e vivere una vita piena, anche con un sostegno minimo farmacologico e psicoterapia. La libertà del paziente di scegliere il proprio percorso di cura, di essere informato e di essere parte attiva nelle decisioni, rappresenta una vera rivoluzione culturale e terapeutica.

 

LA LIBERTÀ DI SCELTA COME STRUMENTO DI UMANIZZAZIONE E PROGRESSO

In conclusione, la tutela della libertà di scelta del modello di cura non è solo un diritto fondamentale, ma può rappresentare un motore di progresso e di umanizzazione della salute mentale in Italia. Favorire il confronto tra diverse metodologie, rispettare le preferenze dei malati e garantire servizi integrati e rispettosi della legalità sono passi necessari per uscire dall’epoca dei manicomi e costruire un sistema davvero centrato sulla vita, sulla dignità e sulla libertà di ogni individuo.

Santolo Lanzaro
Manager in strutture residenziali psichiatriche territoriali private accreditate

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