Sono appena trascorsi 70 anni dalla prima, storica votazione libera della Repubblica italiana. Sono trascorsi, ma il tempo sembra essersi fermato perché, a parte la tecnologia e la rivoluzione digitale, la società sembra ancora essere ferma al contrasto tra Occidente libero e democratico contro Oriente comunista e dittatoriale. Tornando a quei giorni, infatti, la posta in gioco, in un clima dominato dalla guerra fredda, era la collocazione dell’Italia o sotto l’ombrello degli Stati Uniti o nell’orbita dell’Urss di Stalin. Si scontravano due blocchi: da una parte la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi e dall’altra il Fronte Popolare costituito dal Pci di Palmiro Togliatti e dal Psi di Pietro Nenni.
La propaganda di allora, come quella odierna, non è mai più cambiata. Così si esprimeva nel suo appello per le elezioni la Democrazia Cristiana: “La scelta è tra il totalitarismo bolscevico, che si nasconde dietro la maschera del Fronte cosiddetto popolare e lo schieramento dei partiti sinceramente democratici. Le recenti tragiche esperienze dei Paesi dell’Europa Orientale dimostrano che, dove il comunismo conquista il potere, ivi la maschera cade, i fronti sono spezzati, tutti i partiti, nessuno escluso, sono soppressi e muore la libertà. L’affermazione della libertà, però, non si risolve in una posizione puramente difensiva né esaurisce il contenuto programmatico della Democrazia Cristiana. Questa fermamente crede che la difesa della libertà non è possibile senza la giustizia sociale, la quale reclama la preminenza del lavoro”. Sono cambiati i tempi, ma i temi sono sempre quelli e dunque nulla è cambiato, se non in peggio. Infatti, la deriva propagandistica dei due fronti si è mantenuta fino a oggi, quando il primo ministro Gentiloni afferma di schierarsi con gli alleati, gli amici di sempre, contro la Russia ed il terrorismo filo siriano che, secondo il premier e tutta la narrativa natocentrica, essa protegge. Non abbiamo acquisito ancora lo stato di maturità, non abbiamo sviluppato una coscienza individuale di popolo sovrano, anzi la stanno minando proprio alla radice.
Nel ’48 del secolo scorso c’era ancora un forte ideale di libertà e davvero l’Unione Sovietica ed il Comunismo facevano paura.
Oggi l’Unione Sovietica e i comunisti veri non esistono più e la sinistra italiana stenta a stare al passo con il “suo” popolo, ma la divisione che la propaganda continua a fomentare resiste e fa ancora enormi danni. Anzi di più, perché oggi sono scemati i grandi ideali di allora ed il bene comune è stato venduto al migliore offerente.
Continua così l’appello DC del 1948: “Il 18 aprile voi potete salvare o distruggere la vostra libertà: non soltanto la libertà del Parlamento e delle istituzioni democratiche, bensì tutte le elementari libertà dell’uomo: la libertà di pensare e di esprimere le proprie idee; la libertà di scegliere il proprio campo di lavoro; la libertà di educare i figli secondo le proprie convinzioni; la libertà di professare la fede dei padri. La scelta è ormai tra un inumano totalitarismo, che tutto accentra e soffoca nello Stato, e un concetto umano della vita politica, alla quale cittadini, associazioni, partiti collaborino in libera gara per il conseguimento del bene comune”.
Parole che le nostre orecchie hanno udito spesso, ma che non trovano più eco in una compagine politica sterile ed inconsistente, che lavora al soldo di lobby finanziarie e di multinazionali, mentre si continua a gridare al nemico dell’Est.
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