Immagina come sarebbe la tua vita, in un particolare Sliding doors, se, improvvisamente, il tuo volto non fosse più “riconosciuto” da colleghi, amici e parenti, insomma come se gli altri non ti vedessero.
Tu parli loro di ciò che avete sempre condiviso, ma nessuno ti riconosce.
Ebbene, è proprio questa la sensazione con cui devono fare i conti i malati ambientali, i cui sintomi sono sottovalutati, ignorati o derisi.
Intanto la malattia avanza, i sintomi incalzano, le crisi peggiorano.
Avere il “riconoscimento” significa avere medici di riferimento, una diagnosi precoce, significa poter andare in ospedale con protocolli d’accoglienza, significa avere la possibilità di curarsi, significa non essere giudicati pazzi!
Molti archiviano le malattie ambientali come malattie psichiatriche.
Da un’intervista al Professore Giuseppe Genovesi:
“Abbiamo dimostrato che la malattia non è psichiatrica, attraverso uno studio con la Pet.
La Pet è la tomografia ad emissione positronica celebrale, fatta su pazienti affetti da sensibilità chimica multipla e pazienti sani, attraverso l’utilizzo del glucosio radio marcato.
Il glucosio si distribuisce nel cervello in modo omogeneo nei soggetti normali e questo avviene anche nei soggetti con la sensibilità chimica, al di fuori di contesti di esposizione.
In caso di esposizione, invece, mentre i soggetti normali concentrano il glucosio nelle aree olfattive previste, nei soggetti affetti da sensibilità chimica c’è una disomogeneità della distribuzione, un deficit, che dimostra una vera e propria alterazione “neurotossica”, la quale, alterazione neurotossica, esclude la natura psichiatrica del problema, perché se lo fosse avremmo i sintomi, ma avremmo una normale distribuzione del glucosio”.
Aggiunse il prof.Genovesi:
“Questi lavori li abbiamo pubblicati su più di una rivista, ma non sono stati minimamente presi in considerazione, nonostante abbiano un valore significativo”.
Se non si negassero riconoscimenti necessari, vivremmo in una realtà con meno maschere e più volti.
Ecco perché, sulla base di studi internazionali, sosteniamo la petizione istituzionale presentata dal Difensore Civico campano Avv. Giuseppe Fortunato sia al Senato della Repubblica che
alla Camera dei Deputati nell’ambito di ricorsi di Malati Ambientali contro la negata assistenza
La petizione era all’attenzione delle due Commissioni parlamentari e attendiamo la riapertura delle nuove Camere per il più celere iter.
Sofia Maglione
La lampadine a basso consumo sono rifiuti speciali e possono inquinare molto.
Tante sono le modalità per il riciclo delle lampadine: l’ “uno contro uno”, che consente di consegnare la vecchia lampadina direttamente al negozio dove se ne acquista una nuova oppure portarle nei contenitori di raccolta delle isole ecologiche comunali.
Il 2011 si è concluso con un incremento del 13% nella quantità di lampadine a basso consumo raccolte in Italia e il 2012 è cominciato positivamente, con 175 tonnellate recuperate nelle prime 6 settimane.
Nei prossimi due weekend (17-19 e 24-26 febbraio) Legambiente ed Ecolamp (il Consorzio per il recupero e lo smaltimento delle sorgenti luminose a basso consumo esauste) forniranno informazioni sullo smaltimento delle lampadine a basso consumo nella campagna di sensibilizzazione “Illumina il riciclo”.