E’ di qualche giorno fa la notizia che ad Avezzano, la Procura ha chiuso le indagine per gravi fatti di mala sanità, avvenuti in alcuni reparti dell’Ospedale della cittadina abruzzese, a partire dal 2015.
I fatti in breve, che coinvolgono diversi operatori sanitari, dipendenti dell’ospedale, sia medici che infermieri, riguardano il ritrovamento in alcuni reparti, ed in momenti diversi dell’indagine, di molte confezioni di farmaci scaduti pronti per essere portati nel carrello delle medicine, al letto degli ignari pazienti.
Alcune di queste confezioni risultavano scadute, addirittura, da due anni.
Il fatto è sconcertante.
Per presunzione d’innocenza, fino a giudizio definitivo, dobbiamo ritenere che gli operatori coinvolti non avessero nessun interesse economico personale nello stoccaggio in reparto di farmaci che normalmente sono molto ben conservati e monitorati all’interno della farmacia ospedaliera.
Nel frattempo che la Giustizia faccia il suo percorso, non possiamo non porci dubbi e domande.
In primis dobbiamo legittimamente chiederci quali sono le conseguenze sulla salute dei degenti in caso di assunzione di farmaci scaduti e quanto sia rilevante per la salvaguardia della salute dei cittadini, che ciò accada nel luogo dove ci rechiamo per curarci dalle malattie.
Successivamente capire come mai nel nostro paese sempre più frequenti sono le inchieste della magistratura che svelano rapporti molto ambigui tra medici ed aziende farmaceutiche.
Tutti sappiamo che intorno al bisogno di guarigione, o almeno cura, delle malattie, circolino moltissimi soldi.
Altrettanto però sappiamo quanto prezioso sia il bene che cerchiamo di preservare il più a lungo possibile, con pillole e medicamenti, che per la loro “nobiltà” lo Stato ci fornisce gratuitamente e che chiamiamo “farmaco etico”.
La parola etico rimanda inevitabilmente a qualcosa di puro, che non può essere sporcato dalla cupidigia di alcuni individui.
Il brutto accadimento di Avezzano, potrebbe essere spiegato con una serie fortuita ma casuale di negligenze compiute in buonafede; ma ahi noi se un comportamento professionale sbagliato viene reiterato fino a due anni, è veramente molto difficile credere solo alla “buonafede”.
Oppure sospettare che ad alcuni operatori sanitari, per imbonirsi le company, facesse comodo chiedere continuamente “confezioni di farmaci” alla farmacia ospedaliera, facendo credere che questi venissero poi utilizzati sui pazienti, e generando ulteriori ordini del medicinale “pinco-palla”.
Nel frattempo che l’individuo gravato dalla malattia, continui a disperdere nel vento la sua fiducia verso il Servizio Sanitario, occorre rapidamente attuare, regione per regione, l’unico istituto in grado di rappresentare, tutelare e difendere i cittadini da tutti le situazioni di malasanità.
I CITTADINI VOGLIONO SUBITO IL DIFENSORE CIVICO NAZIONALE
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