Più della metà del Paese è in zona rossa e arancione per quanto riguarda le morti sul lavoro.
Sul podio dell’insicurezza nazionale: Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Abruzzo, Sicilia e Campania.
A fine aprile sono 211 gli infortuni mortali in occasione di lavoro e 80 quelli in itinere. In Lombardia, in Veneto, in Campania e in Sicilia è il maggior numero di vittime totali.
Costruzioni, Trasporti e Magazzinaggio e Attività Manifatturiere i settori più colpiti.
IL FENOMENO PER FASCE D’ETA’
Anche nel primo quadrimestre dell’anno l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia d’età degli ultrasessantacinquenni (19,2) e in quella compresa tra i 55 e i 64 anni (14,8), seguita dalla fascia di lavoratori tra i 15 e i 24 anni (9,6).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (79 su un totale di 211).
SETTORE E GIORNO PIÙ PERICOLOSI
Alla fine di aprile 2025 il settore più colpito è quello delle Costruzioni, con 31 decessi in occasione di lavoro, seguito da Trasporti e Magazzinaggio (30) e Attività Manifatturiere (29).
Il venerdì è il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo quadrimestre dell’anno (21,3%). Seguito da lunedì e martedì (20,4%).
LA POSIZIONE DI CIVICRAZIA
Non possiamo accettare che il lavoro, fondamento della dignità umana, diventi causa di morte.
Chiediamo che vengano subito intensificate le attività di vigilanza e applicate pene severe nei confronti di chi non rispetta le normative sulla sicurezza. Le vite umane non possono essere sacrificate sull’altare del profitto.
Serve un impegno concreto per rafforzare i controlli, promuovere una cultura della sicurezza e investire nella formazione continua di lavoratori e di datori di lavoro.
Occorrono subito le task forces e le altre rigorose misure proposte da Civicrazia, a parole condivise ma che ancora non sono state varate.
Fabio Riccio.
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