Cyberbullismo e bullismo: causa anche l’iperconnessione dei minori ai fini ludici e mancanza di connessione umana.
Il problema dell’uso eccessivo dei dispositivi elettronici a fini ludici per i minori – e la conseguente, concreta, possibilità di sviluppare una dipendenza – è un problema reale e rilevante. E’ un problema che alcuni Paesi stanno iniziando ad affrontare con leggi anche severe e stringenti: basti pensare alla Cina, dove dal 1 settembre 2021 è consentito ai minori di giocare solamente per un’ora al giorno, dalle 20 alle 21, e solamente dal venerdì alla domenica, per un totale di tre ore alla settimana. Per Gaming Disorder (Internet Gaming Disorder, quando si riferisce a giochi online) si intende la dipendenza dai videogiochi. Tale dipendenza è sempre più preoccupante, se si considera il tempo che i giovani e i giovanissimi passano a giocare, a maggior ragione da quando l’accessibilità a tali giochi ha fatto un decisivo salto di qualità con “l’era degli smartphone”. Se fino a qualche anno fa per giocare era necessario avere un computer o una console (Playstation, X-Box, Nintendo e via dicendo), oggi per approcciarsi all’esperienza ludica basta scaricare sullo smartphone una delle centinaia di migliaia di App dedicate. Spesso, inoltre, l’utilizzo di queste App non solo non è disincentivato dai genitori, ma è tollerato o addirittura incoraggiato, in quanto le applicazioni sembrano essere dei comodi “surrogati” dei babysitter, un po’ come avveniva con i cartoni animati per le generazioni precedenti.
Videogiochi e cartoni animati.
C’è però una differenza enorme tra i videogiochi e i cartoni animati: i primi possono far sviluppare dipendenza, una dipendenza che ha molte caratteristiche in comune con quella da gioco d’azzardo. Tale dipendenza porta a mentire in merito al tempo passato a giocare, a rifugiarsi nel gioco per evadere da una realtà che non soddisfa e ad una perdita di relazioni interpersonali e di possibilità scolastiche o lavorative. Ciò non vuol dire che ogni gioco sia nocivo o potenzialmente pericoloso per l’utente che ne usufruisce; è però sempre opportuno vigilare e controllare il tipo di App che viene installata sui telefoni, a maggior ragione se i fruitori del gioco sono giovani o giovanissimi. Tornare a connettersi umanamente. Per arginare, o addirittura eliminare il fenomeno del Cyberbullismo, bisogna tornare a connettersi nella vita reale. La scuola come la famiglia devono educare i giovani a gestire le loro emozioni. La capacità di “connettersi” all’altro e dialogare è un’esigenza primaria. Abbiamo bisogno di passare a un livello più autentico di contatto umano, che guarda ai bisogni delle persone e a una coesione personale, efficace, autentica. La connessione umana ci porta inevitabilmente a lavorare sulle nostre emozioni. Con l’era del digitale è venuta meno la capacità di ascoltare, di regolare le emozioni quali la rabbia e frustrazione che, spesso sfogate sul web, ci illudono di non essere scoperti. Spersonalizzazione a causa di uno schermo. I ragazzi si trincerano dietro a uno schermo nelle convinzioni di poter dire e fare tutto senza nessuna direzione o progetto. Stanno così perdendo una grande opportunità di crescita, del senso del futuro, della continuità. Nelle scuole, anche alla luce degli ultimi fatti di cronaca, è fondamentale la promozione della cultura di squadra, di organizzazione collettiva, di condivisione di difficoltà, successi, volontà comuni. Necessario creare un ponte di connessione umana. I giovani devono sviluppare la capacità di comprendere e condividere le emozioni degli altri, creando un ponte di connessione umana e di comprensione reciproca. Procediamo, per questo strada, per sconfiggere la disumanità con tutti i suoi effetti, compresi gli atti di bullismo e di cyberbullismo. Formiamo ed informiamo con l’ascolto attivo. Sviluppiamo la volontà di mettere da parte il nostro punto di vista per capire quello degli altri. Ciò ci permetterà di costruire relazioni sane e significative. In conclusione, la capacità di comprendere e condividere le emozioni degli altri è una delle qualità più preziose che possediamo come esseri umani. Prendiamoci del tempo. Sappiamo porre STOP all’ iperconnessione digitale per ritornare a quella vera, viva, umana.
Condivido pienamente il tema trattato e faccio i miei complimenti per la lucida analisi.
Avv. Valerio Di Giorgio