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ESISTE ANCORA LA TORTURA. BASTA!

La tortura irrompe nelle nostre vite, inattesa e puntuale, giorno dopo giorno; la tortura con le sue implicazioni nefaste per chi la subisce, per chi la osserva.

In epoca moderna la parola tortura sembrava doversi relegare al passato, al primitivo, al medievale; legata a miti, riti e a forme di persecuzione religiose e a spazi di guerra. Non è così! Tutti noi in Italia e all’estero abbiamo potuto sentire e vedere le immagini del giovane studente di 25 anni Matteo Falcinelli, sottoposto a un arresto con modalità cruente e fredde: terribili i suoni, i gesti, le implorazioni, le urla, le grida. Queste immagini conturbanti e orride per la psiche di chi subisce, frantumanti, inattese, associate al dolore, alla vergogna dell’esposizione della propria vita e fragilità, implicano una rottura e frattura interiore della coesione del Sé, del Corpo che si congelano in una attesa breve, prolungata e sospesa: di morte!!! Si infrangono i limiti del patto sociale, dei diritti alla propria integrità mentale e fisica, e della libertà di essere salvi da forme inattese di sevizie! Qui la psiche invasa da sofferenze segnatamente inflitte per punire, diviene uno specchio che esplode in emozioni soverchianti, la mente ed il corpo osservano la vittima ed il carnefice: in questo cerchio devastante e tragico ogni risposta è inumana, come inumano è l’atto di tortura. Sospesa la vittima in attimi fuggenti e lenti di dolore, buio, silenzio e solitudine attende la fine, delle violenze convulse, o la Morte! La Morte come epilogo fisico, la morte mentale come risultato dell’annientamento dell’Io, della identità, della coesione di “Sé” e della Unicità.

 

La Dignità perduta

L’umiliante giogo della tortura depriva, attraverso la brutalità, la durezza, la crudeltà e la ferocia del carnefice, del vissuto del valore, della sacralità della vita. In questo spazio la dignità è perduta: ogni emozione è come un suono metallico, acuto e stridente, veloce e interminabile; ogni respiro è smorzato da dolore, dall’orrore e dal terrore!!! Lastre di ghiaccio e frammenti di materia e sudore invadono il corpo e lo spazio: la Stanza! L’offerto attende la fine, in una scarica compulsiva di pensieri, emozioni e gelide ondate di terrore, eppure osserva: in un cerchio perverso ed inesplorato i suoi torturatori. Spera, implora: ogni urlo, gemito, lamento affievoliscono la sua volontà, i suoi pensieri si riducono ad un torpore allucinogeno, pregno di dolore che offusca i sensi: qui vi è l’arresa.

 

L’arresa cercata

L’arresa quella voluta dagli aguzzini, dopo aver reso indegno lo stato dell’oppresso, a terra, in un misto di secrezioni diffuse di saliva, sudore e sangue! L’arresa è voluta dal seviziato. Basta che finisca! Voluta dopo l’annientamento dal carnefice: la morte mentale ha avuto il sopravvento, ancor prima della morte fisica. “La tortura con il suo scenario di vite umane perse, e ridotte a ombre di buio, nella sua perenne ed oscena visione, ogni giorno ci rende più docili”. La cruda volontà di potenza, povera di ogni luce nell’occhio furente e furioso dell’aggressore si compiace visceralmente dell’abbattimento dell’altro, del calpestio dell’innocente e del cittadino. La tortura rende derealizzante e derealizzati i persecutori, poiché l’implosione e l’esplosione di tanta ferocia inattesa, depriva l’altro di umanità, e similmente la vittima di ogni diritto ad esistere ed a sentire; chi implora e supplica perde la “Coscienza” dell’“Io sono”! Cede questa “Coscienza” in un esasperato tentativo di sopravvivere! La soppressione dell’identità è realizzata con il vuoto che silenzia ogni ribellione!

 

Eco e Ombra

Il vissuto di morte mentale e frammentazione dell’Io e del Sé, rivisitano la vittima con flash e sensazioni imposte dal trauma shock: spaccati di immagini, sensazioni crude, notturne, al buio ed alla luce, ritornano a reclamare il pegno della sconfitta dell’anima e della vitalità, della gioia. È allora che la tortura, rete a strascico di lame, ferite e chiodi, esige, per essere interrotta, il pensiero ridondante e coatto dell’”auto annientamento”! Il torchio privato, l’esposizione mediatica annichilente, in tutte le sue forme verso chi è reso debole ed indegno, in ogni spazio privato o pubblico è il precursore dell’”Induzione al Suicidio”. La Tortura ci accompagna, interiorizzata socialmente, deposta nel profondo del mare irrazionale dell’inconscio, o del dimenticato, viene il lapidario occulto portato a riva da personaggi oscuri, o da persone come Matteo Falcinelli, e miriadi di vittime innocenti; oggi in ogni dove, in ogni stato, là dove la sofferenza e lo sterminio prolungato del debole, si fanno Porta e Voce del Mysterium Tremendum, che abita l’Uomo. In ogni epoca si è potuto dire “Mala Tempora Currunt”, oggi più che mai.

“Alla sabbia del tempo urna la mano era
come ombra d’ago in tacito quadrante …” G.D’A.

Donatella Mereu, Psicologa

 

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