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Feb 20, 2022 | Interviste Pirellone | 0 commenti

Tempo di lettura: 8 minuti

CONSIGLIERE REGIONALE LOMBARDIA NICCOLO’ CARRETTA

INTERVISTA A NICOLO’ CARRETTA

CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LOMBARDIA

 

 
Domanda: “Rispetto alla recente approvazione della mozione sullo psicologo di base in Lombardia, di cui lei si è fatto promotore, vorrei chiederle quali saranno i prossimi passi e, soprattutto, quali ritiene possano essere le criticità che si potranno presentare?”
 
Risposta: “Buongiorno e grazie mille per l’invito a tutta la rete di Civicrazia. Facciamo una piccola cronistoria di questa mozione. Il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità questa mozione che ho portato in aula per chiedere l’istituzione all’interno del Sistema Sanitario regionale pubblico della figura dello psicologo di base. La mozione è un atto politico che sancisce, laddove approvata, una volontà a lavorare su un determinato tema e su un determinato percorso. Questa mozione non è solo stata approvata all’unanimità ma è anche stata sottoscritta da alcuni colleghi di maggioranza, laddove io sono un Consigliere di opposizione per il Partito di Azione, e questo è un elemento rafforzativo importante. Il motivo per cui è nata è stato quello di rispondere alle molteplici sollecitazioni che arrivano dai cittadini, dalle scuole, dagli ospedali, dalle università, dagli istituti di ricerca. Con l’emergenza pandemica la vita di tutti è stata drammaticamente sconvolta ed è impossibile pensare che la politica non debba attivare dei servizi nuovi per soddisfare dei bisogni che sono emersi con maggiore evidenza e violenza rispetto al passato. Dò qualche dato: i tentativi di autolesionismo tra i giovani sono aumentati più del 30 per cento, cosi come i ricoveri per scompensi di natura mentale, cosi come gli osservatori medici ci dicono che l’utilizzo di farmaci come psicofarmaci e ansiolitici è aumentato nella popolazione con un aumento più evidente proprio tra i giovani. Tutto questo per sottolineare come questa sia un’iniziativa per tutti ma che volge uno sguardo privilegiato proprio ai giovani che sono quelli che stanno più patendo l’isolamento e tutte le limitazioni sociali che il covid ci ha imposto. La mozione prevede anche che questa figura professionale, adeguatamente riconosciuta e formata, possa lavorare all’interno delle Case di Comunità, che saranno dei luoghi fisici che grazie al PNRR sorgeranno una ogni 50000 abitanti circa in Lombardia, per potenziare le cure territoriali e che dovranno necessariamente essere a mio avviso luogo dell’integrazione tra sanitario, socio-sanitario e sociale. Tale figura professionale non ha ancora un inquadramento nazionale ben preciso, non c’è una legge nazionale che disciplina questo ruolo ma per ora c’è solo un disegno di legge. Al livello regionale, invece, la prima regione che ha legiferato è stata la regione Campania con la legge 35/2020 che sta vedendo in questi giorni i primi decreti attuativi; un’altra regione che ha depositato un progetto di legge è la regione Toscana e poi c’è la regione Lombardia con questa mozione recentemente approvata. Personalmente mi sto già impegnando, in queste ore immediatamente successive all’approvazione della mozione, sul percorso legislativo anche se, in realtà, la Giunta regionale ha la possibilità di attuare delle sperimentazioni su cui il Consiglio regionale si è espresso per cui il percorso è duplice. Rispetto alle criticità, la principale criticità che io vedo, oltre al cercare di fare in modo che questo percorso sia il più possibile trasversale e bipartisan, è quella economica. In tal senso spero si giunga a poter dare al servizio un’ adeguata dotazione perché il servizio sarà utile solo se sarà un servizio “vero”, di prossimità territoriale, accessibile e gratuito per i cittadini, soprattutto per quelli che hanno una situazione economica più fragile”.
 
 
 
Domanda: “Lei ha previsto una differenziazione dei costi in base all’utenza?”
 
Risposta: “Questo è uno degli elementi su cui sto ragionando per la legge, si potrebbe prevedere, a mio avviso, l’attivazione di un ticket sanitario solo per determinate fasce di popolazione. Per esempio, in base al reddito, si può pensare al pagamento di un ticket ed, invece, prevedere, si spera, una gratuità totale per quelle persone che non possono attivare un servizio psicologico a pagamento. Infine, un altro aspetto che vorrei sottolineare è che questa misura, oltre a voler garantire un servizio a chi non se lo può permettere, ha anche come obiettivo il voler superare il pregiudizio legato alle cure psicologiche”.
 
 
 
Domanda: “Come lei stesso ha riportato in un suo post, la Commissione Europea ha proposto di inserire l’energia nucleare come fonte green. Vorrei sapere, in quanto politico ed ingegnere energetico, lei cosa ne pensa di questa possibilità e se ritiene che l’Italia possa essere pronta ad investire in questo campo”.
 
Risposta: “Premesso che è una materia molto tecnica e talora difficile da raccontare. Partiamo dal fatto che la prospettiva che noi, come cittadini e come pianeta, abbiamo non è delle più rosee, stiamo andando verso una situazione di difficile ritorno che è quella di consumare più risorse di quante ne riusciamo a reimmettere nel nostro ecosistema. L’energia è ovviamente uno dei tasselli principali dentro le strategie di politica ambientale. L’Italia non è un paese energeticamente stabile, autonomo, indipendente perché ad oggi il mix energetico, cioè le fonti con cui noi produciamo energia è ancora per buona parte appoggiato su idrocarburi, su petrolio, su gas naturale. Inoltre, oggi assistiamo ad una spinta dal basso dei cittadini molto positiva sempre più forte e rivolta verso la sostenibilità per cui si vuole ridurre il più possibile le emissioni e creare delle condizioni di produzione di energia sostenibili, cosiddette green. Dentro queste strategie bisogna parlare di nucleare, l’Italia ha scelto di dismettere gli impianti nucleari che aveva. Nel dopoguerra, dopo la seconda guerra mondiale, negli anni del boom economico, l’Italia era una delle principali potenze mondiali in ambito di nucleare, cioè eravamo molto avanti con la tecnologia ed eravamo verso una situazione di stabilizzazione data dal nucleare. Poi per una serie di motivazioni politiche si è scelto di dismettere il nucleare e di andare ad utilizzare, in modo molto significativo, prima il carbone e poi il gas naturale di cui però noi non disponiamo se non in piccolissima parte. Oggi si ritorna a parlare di nucleare anche perché la Commissione Europea sta delineando una strategia per ridurre verso il 2050 le emissioni di CO2. Se il termine di paragone è questo, cioè se il metro con cui noi ci misuriamo è quello delle emissioni di CO2, il nucleare, avendo emissioni pari a zero, risulta l’energia perfetta. Tuttavia, uno dei problemi del nucleare è quello dei costi di investimento, fare una centrale nucleare costa anche 3-4-5 miliardi di euro ed ha delle tempistiche lunghe per una serie di autorizzazioni e per il fatto che sono impianti che hanno un livello tecnologico elevatissimo e questo già ci dice che il nucleare non può essere la soluzione nel breve o nel medio periodo. Anche se oggi decidessimo che l’Italia torna ad avere centrali nucleari prima di avere dei benefici, cioè prima di avere dell’energia nucleare immessa in rete, prodotta nel nostro paese, passerebbero almeno dieci anni. Tutto ciò non è compatibile con il fatto che siamo in una fase dove, comunque, siamo chiamati a rispettare dei requisiti in termini di emissioni e quindi a compiere delle scelte immediate. Tuttavia, se la domanda è: vale la pena investire nel nucleare, fermo restando che è un investimento molto costoso e che ci potrebbe dare frutti nel lungo periodo? Io dico: potenzialmente si. E questo anche perché la quarta generazione di impianti nucleari, di cui si sta iniziando, in questi anni, ad avere dei piccoli prototipi, è una generazione che dovrebbe andare a ridurre quasi a zero la produzione di scorie radioattive che sono l’altro problema che porta con sé il nucleare. Quindi mi piacerebbe si potesse fare una valutazione oggettiva che metta sul piatto della bilancia pro e contro, tuttavia, nel mentre, serve comunque una strategia nel breve periodo. Nel breve periodo ci occorre il gas naturale perché le nostre centrali si alimentano con quello per cui è una materia prima di cui abbiamo molto bisogno ma la situazione è complessa. La Russia sta riducendo l’esportazione verso l’Unione Europea, così come testimoniano gli aumenti dei costi nelle bollette; i Paesi Bassi, che erano uno dei pochi paesi che esportavano dentro l’Unione Europea gas naturale, stanno finendo le risorse; l’Unione Europea è attualmente ai minimi storici di riserve di stoccaggio di gas naturale. Dobbiamo stare attenti a tutto questo perché, anche se in Italia non è accaduto, la Germania, per esempio, a fronte del cambio di strategia sul nucleare e dei costi del gas naturale, ha riattivato da qualche mese le centrali a carbone, questa è una cosa di cui non si parla molto ma è bene ricordare. D’altra parte, noi siamo il paese meglio esposto da un punto di vista geografico per cui abbiamo un grande patrimonio che è quello del sole ed è per questo che dovremmo intensificare gli investimenti in questa direzione. Tuttavia, il problema di una rete alimentata solo da fonti rinnovabili, come il vento piuttosto che il sole, è che ha la caratteristica oscillatoria, aleatoria per cui occorre creare dei sistemi di stoccaggio di energia così da ottenere una rete che sia stabile. Semplificando, quando il vento cala o il sole cala grazie a questi sistemi di stoccaggio è possibile immettere energia al fine di tenere costante il flusso di energia elettrica che esce dalle nostre spine. Su questo noi stiamo molto indietro, abbiamo una rete elettrica ancora vetusta, nel Sud Italia mancano ancora delle dorsali di collegamento per cui è necessario fare degli investimenti. In conclusione, quindi, è un mix di scelte che dobbiamo fare nel brevissimo, breve, medio e lungo periodo dove spero di aver spiegato che il nucleare potrebbe avere un ruolo ma, ovviamente, non nell’immediato e comunque non l’unico”.
 

 

 

Domanda: “Vorrei, infine, sottoporle una questione molto importante per i cittadini lombardi: ieri nel Consiglio Regionale si è votata una mozione per la revoca dell’avvocato De Vecchi dal ruolo di Difensore Civico per la Lombardia. Ricordiamo che successivamente alla nomina di De Vecchi come Difensore Civico della Lombardia, si è scoperto che, nella presentazione di candidatura, De Vecchi non ha dichiarato i precedenti incarichi ricoperti (come la legge regionale lo obbligava) ed ha dichiarato falsamente un Master”.

Risposta: “Faccio una piccola premessa, noi abbiamo come Consiglio Regionale la figura, che ben conoscete del Difensore Civico la cui mission, come dice la parola stessa, è quella di difendere e di fare gli interessi dei cittadini. Questa figura dovrebbe essere anche un po’ un punto di congiunzione tra alcuni organismi regionali esecutivi ed i cittadini stessi che per una serie di questioni possano avere necessità. In Lombardia, abbiamo avuto per parecchi anni un signore, Carlo Lio, che è stato oggetto di numerose questioni che potete trovare facilmente sulla rassegna stampa ed in internet, ma che non è più il Difensore Civico lombardo anche perché aveva la terza media. Azzerata questa stagione, è stato necessario trovare un’altra persona che potesse svolgere questa mansione ed il Consiglio Regionale e la maggioranza hanno votato l’avvocato Gianalberico De Vecchi. Il fatto che sia stato votato un avvocato significa che già abbiamo fatto un passo avanti ma solo per il titolo di studio; per svolgere questo ruolo così delicato, importante e ben remunerato non basta la laurea perché nei requisiti richiesti per avere questo incarico da parte del Consiglio serve anche una comprovata esperienza dirigenziale o assimilata. I miei colleghi del movimento 5 stelle hanno depositato e chiesto la discussione in Consiglio regionale di una mozione che era sostanzialmente un atto di revoca dell’incarico adducendo una serie di motivazioni molto ben esplicitate, motivate e quindi assolutamente ben costruite per me da un punto di vista tecnico. È emerso che ci sono delle evidenze, date dallo stesso curriculum vitae dell’avvocato De Vecchi, secondo le quali parrebbe che non abbia tutti i requisiti professionali di comprovate esperienze in determinati settori lavorativi; inoltre, e questo è l’elemento più importante, peraltro, paradossalmente, anche a discolpa dello stesso De Vecchi, parrebbe che sia stato lo stesso avvocato De Vecchi a barrare la casella “no” nella domanda specifica se rispettasse determinati requisiti. Il Consiglio Regionale, purtroppo, però, a voto segreto, ha respinto la mozione del Movimento 5 Stelle per cui, di fatto, la maggioranza ha confermato la fiducia all’avvocato De Vecchi e quindi bisognerà, nel caso, esplorare altre strade, fuori dal Consiglio regionale, per arrivare a chiedere una revoca di questo provvedimento. Io non ho il piacere di conoscere personalmente l’avvocato, ma il giudizio che io dò, al netto di questioni tecniche, personali, professionali su cui io non mi permetto di entrare, è che si continua ad inciampare su una figura molto importante e ben remunerata per 10 milioni di cittadini lombardi e veramente si fatica a comprendere come questo sia possibile e come non si riesca a trovare una persona che abbia tutti i requisiti richiesti”.

 

 

Domanda: “Mi permetto di ricordare che tra i candidati che hanno presentato domanda c’era chi aveva tutti i requisiti richiesti dalla legge regionale. Lei ci conferma che ha votato a favore della mozione?”

Risposta: “Si, assolutamente”.

 

 

Domanda: “Lei ha avuto modo di confrontarsi con i suoi colleghi della Commissione Antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità? Cosa è emerso da questo confronto se c’è stato?”

Risposta: “È stato più un confronto di chiacchiera con i colleghi quello che ho avuto e quello che emerge, anche da parte dei colleghi della maggioranza, è un certo imbarazzo su questa situazione. Essendo una situazione che mette un po’ in imbarazzo tutti, io quello che auspicherei, politicamente, è un passo a lato, autonomo da parte della persona interessata. Inoltre, quello che a me preme dire è che, aldilà delle persone specifiche, è la figura che viene continuamente messa alla berlina per un motivo o per un altro in Lombardia ed è questo che non deve più accadere”.

 

 

Domanda: “Lei ha parlato di imbarazzo, ieri c’era questa possibilità, pur non intervenendo in Consiglio, di uscire da questo imbarazzo votando a favore della revoca, perché secondo lei la maggioranza non ha colto questa occasione?”

Risposta: “È una bella domanda a cui purtroppo non ho la risposta. Quello che mi viene più semplice da pensare è che non si voglia consegnare, a circa un anno dalle elezioni, una vittoria all’opposizione perché è chiaro che, se fosse passata una mozione come quella di ieri, sarebbe stata un’ammissione di uno sbaglio e, quindi, una vittoria di chi porta avanti una causa diversa. L’altra risposta che dò, ed in cui spero, è che ci siano delle valutazioni, anche politiche, che stanno facendo internamente come maggioranza e che ieri non era il momento di esplicitare. La terza risposta, che mi dispiacerebbe molto, è quella di totale non curanza verso il ruolo, verso questa questione per cui si ha la volontà di passare oltre, di archiviare il tutto. Tuttavia, conoscendo un po’ di colleghi di maggioranza e parlandoci, quanto meno, escluderei che sia il pensiero di tutti perché c’è chi è in imbarazzo. C’è chi si è reso conto che ci sono dei dati oggettivi che mettono in ombra quanto meno la figura che ribadisco, ed è quello che a me più interessa politicamente, deve essere una figura vicina ai cittadini ed il più possibile specchiata e trasparente, cioè se non è un Difensore Civico così, chi altro?”

 
 
 
 
 

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