Mag 6, 2025 | Battaglie | 0 commenti

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BASTA CON IL SOVRAFFOLLAMENTO: INACCETTABILI CONDIZIONI DI VITA

L’INARRESTABILE DECLINO DELLA SITUAZIONE CARCERARIA

 

Il SOVRAFFOLLAMENTO : INACCETTABILI CONDIZIONI DI VITA

 

Al 27 aprile 2025, in Italia erano 62.476 le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.280 posti. Di questi, però, 4.518 posti non sono disponibili. Questo fa sì che il tasso di affollamento sia del 133,604%.
Del resto il tema della mancanza di spazi in carcere è un tema costante da decenni. Il picco venne raggiunto nel 2010 quando i detenuto erano oltre 67.000 e venne addirittura decretato dal Presidente del Consiglio dei Ministri lo stato di emergenza per ragioni igienico-sanitarie.
La Corte europea dei diritti dell’uomo sanzionò poi con la sentenza Torreggiani ( 2013) lo Stato italiano per lo stato di invivibilità delle carceri.

 

 

LE PROPOSTE DEL GOVERNO

 

Anche da ultimo il Ministro di Giustizia ha presentato un piano che dovrebbe ampliare gli spazi, partendo dalla riduzione significativa del numero di detenuti in carcere senza condanna definitiva, modificando i criteri di applicazione della custodia cautelare, ridotti spesso a formule automatiche e astratte, in particolare sul pericolo di recidiva delle persone ancora presunte innocenti .
Il progetto ministeriale prevede di destinare a chi non ha ancora una sentenza definitiva caserme militari dismesse e poi ristrutturate, con alleggerimento delle presenze nelle carceri tradizionali, recuperando altresì spazi inutilizzati e a costi minori .
In realtà i costi importanti anche per la ristrutturazione delle caserme stanno facendo propendere per l’utilizzo di carceri modulari prefabbricate da installare negli spazi aperti di carceri o sempre in caserme dismesse, con il vantaggio di tempi più rapidi e costi più contenuti.

Ad oggi, però , non si è comunque ancora visto purtroppo nulla. L’architettura carceraria, e la presenza di spazi adeguati sono fondamentali per poter organizzare attività di studio e di lavoro e rendere risocializzanti i periodi di detenzione. Da ultimo la nomina dell’ennesimo Commissario straordinario alle carceri che dovrebbe, in meno di un anno, riuscire a costruire le opere necessarie per fronteggiare il sovraffollamento. Dovrebbero essere creato 7.000 nuovi posti entro il 2025, il che appare improbabile sia per il poco tempo a disposizione sia per il continuo aumento di persone detenute, anche in ragione dell’inasprimento ulteriore di pene per molti reati.

E in ogni caso l’esperienza dei (molti) Commissari straordinari è sempre stata fallimentare: per costruire un carcere ci vogliono decenni e per trovare una razionale sistemazione è necessario un piano che non preveda prefabbricati, caserme dismesse, nuove costruzioni a secondo dell’iniziativa del momento, ma che sia in grado di ragionare sulla molteplicità delle esperienze detentive, valorizzando strutture più contenute, capaci di ospitare persone private della libertà ma non della possibilità di studio e di lavoro e di poter avere spazi adeguati per incontrare i propri familiari.

I costi per ridurre il sovraffollamento devono rispondere a criteri di trasparenza ed efficienza e nel tempo evitare infiniti interventi di manutenzione fatiscenti e inutilmente costosi.

Ad oggi la pubblica amministrazione non sta dando in nessun modo prova di poter seguire i criteri indicati dalla Costituzione.

 

 

SUICIDI IN CARCERE : UNA STRAGE CONTINUA

 

Ventidue detenuti si sono tolti la vita nelle carceri italiane dall’inizio del 2025. È il dato che emerge dall’ultimo report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, elaborato sulla base delle informazioni fornite dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap). Altri suicidi si sono aggiunti anche in questi giorni. Il numero è arrivato a 30 . Il bilancio complessivo dei decessi in carcere dall’inizio dell’anno è di 101: oltre ai 30 suicidi, si contano altri 71 decessi .

Suicidi si verificano anche tra gli agenti di polizia penitenziaria. Nel periodo 2021-2024 si sono verificati 294 suicidi dietro le sbarre, con una media annua di circa 73,5 casi. Il picco massimo si è registrato nel 2022 con 84 suicidi, il dato più basso nel 2021 con 59.

E’ evidente che il tema dei suicidi è collegato alle condizioni di vita, di scarsa pulizia, di spazi angusti, alla mancanza di aria, alla presenza di oltre quindicimila detenuti con problemi psichici, a migliaia di detenuti tossicodipendenti e le questioni mai risolte sono davvero ancora troppe. «Ciò che potrebbe influire sul fenomeno – si legge nel dossier del Garante – è l’assenza di prospettive future e le carenze della rete esterna di supporto». Il report suggerisce che l’adozione di misure alternative al carcere, soprattutto nelle fasi finali della detenzione, potrebbe favorire la costruzione di un progetto di vita e prevenire situazioni di estremo disagio. Un quadro proprio preoccupante, che riaccende il dibattito sulle condizioni della detenzione in Italia e sull’urgenza di interventi strutturali e alternativi alla pena detentiva, soprattutto nei casi di pene brevi o di fragilità personale.

 

 

LA NECESSITA’ DI UN ATTO DI CLEMENZA

 

In questo senso va anche la recente rinnovata richiesta di un provvedimento di clemenza per chi ha un residuo pena inferiore a un anno, che ha ripreso vigore dopo la scomparsa di Papa Francesco che aveva voluto anche negli ultimi giorni di vita recarsi presso il carcere di Rebibbia per incontrare decine di detenuti e aveva proprio lì aperto la Porta Santa in occasione del Giubileo. Si tratta di un provvedimento oggi necessario per ridurre il sovraffollamento e la sofferenza in carcere limitando solo la pena di chi comunque a breve potrebbe uscire dal carcere. La classe politica deve impegnare risorse per prevenire la recidiva attraverso formazione e lavoro in carcere e predisponendo una rete di servizi e opportunità che rendano davvero affrontabile all’uscita il rientro in ambito sociale.
Più complessa è la questione degli stranieri in carcere, per i quali è prevista, se irregolari e condannati, l’espulsione dal territorio nazionale anche se alla fine di un percorso virtuoso: per queste persone è necessario incentivare forme di rimpatrio assistito verso il paese di provenienza.

Desi Bruno, Avvocato

 

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