Ott 18, 2016 | Notizie | 0 commenti

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A CHE PRO?

A che pro?

Referendum e Italicum riempiono le pagine dei giornali e le programmazioni televisive che si occupano di politica. Certo, se sul primo anche i cittadini possono far valere la loro opinione riguardo alla nuova legge elettorale siamo nelle mani di chi da decine di anni sta decidendo le sorti del paese e intanto nel paese che cosa succede.

Di crisi non cale più la pena di parlarne visto che, fino a quando non ci metterà mano al rapporto di dipendenza dall’euro, la crisi continuerà a a fare il suo lavoro. Magari il PIL potrà anche aumentare ma i benefici di questo eventuale aumento non saranno goduti dai cittadini, bensì dalle solite categorie che, crisi o non crisi continuano a guadagnare.

E se si va ad indagare su quali siano queste categorie si scopre che non si tratta solo della casta dei politici ma anche e soprattutto di coloro che dai politici continano a ricevere, in modo più o meno occulto, e sono sempre i soliti nomi: le multinazionali del settore alimentare, di quello chimico e di quello farmaceutico che sembrano proprio lavorare in squadra non per creare benessere per i cittadini ma per incamerare profitti.

Il saso del PFAS in Veneto: centinaia di migliaia di persone che vivono in un’area dove idustria e agricoltura sembrano convivere. Fatto sta che le industrie inquinano le falde acquifere che vengono impiegate non solo per usi alimentari della popolazione, che già sarebbe gravissimo (nell’area l’incidenza di alcuni tumori è fino al 30% superiore alla media nazionale), ma vengono impiegate anche per l’alimentazione negli allevamenti e per l’irrigazione delle coltivazioni.

Mal comune mezzo gaudio e così un inquinante altamente cancerogeno, grazie alla commercializzazione dei prodotti agricoli e di allevamento, attraverso le catene di distribuzione, viene “democraticamente” distribuito su tutto il territorio nazionale.

E la politica che cosa fa? Alza i livelli di tolleranza degli inquinanti così tutti possono continuare tranquillamente a lavorare e magari grazie all’incremento del consumo di certi farmaci, anche il PIL cresce.

A che pro?

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