L’attesa e il vuoto
All’interno di una relazione amorosa ‘sbilanciata’, caratterizzata da una forte dipendenza affettiva, il concetto di attesa assume una connotazione negativa e si associa ad un profondo senso di vuoto.
Il quadro generale vede uno squilibrio in termini di energie investite. L’uomo o la donna (non vi è differenza di genere) che risulta più coinvolto si prodiga per far sì che le cose cambino, progrediscano, evolvano, mentre il fronte opposto, perché proprio di fronte opposto si tratta, dà vita a tutta una serie di azioni volte ad ostacolare, svalutare e mettere in discussione la relazione stessa, minandone le basi. Paradossalmente un approccio di questo tipo sarebbe positivo per entrambi se fosse totalmente e costantemente distruttivo tanto da portare alla separazione. A disorientare, a confondere e ad alimentare vane illusioni in un futuro di coppia migliore è l’alternanza di momenti di forte vicinanza, empatia e condivisione a momenti di forti contrasti, distacco e freddezza emotiva. Si assiste dunque a periodici allontanamenti, ai quali difficilmente segue una vera e propria divisione. Nel lasso di tempo che intercorre tra lo strappo e il riavvicinamento (l’attesa), la parte ‘debole’ si trova in balia di una profonda e viscerale paura dell’abbandono. Aumenta sensibilmente il livello di ansia a cui si affianca un inteso senso di vuoto. Tutta l’attenzione si focalizza su quel distacco, perdendo di vista sé stessi e mettendo in secondo piano tutto ciò che esula dalla relazione e che invece potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza. Ancor più di quanto non avvenga nei periodi di calma apparente, il soggetto non è centrato su sé stesso, ma proteso verso l’altro. L’attesa del ritorno protagonisti: pensieri ossessivi, ansia, vuoto interiore, controllo, che vanno a diminuire l’energia vitale: portano verso uno stato depressivo. Anziché attendere si dovrebbe colmare quel vuoto con un ‘sano’ dolore e un percorso, meglio se guidato, di separazione, per evitare di essere risucchiati, poi nuovamente “sputati fuori’ da questo tipo di rapporto”. Osservare e analizzare le dinamiche interne ed esterne del partner più coinvolto, vi è da dire che l’altra parte, attua questo meccanismo di andirivieni per esercitare il proprio potere, ridefinire le regole del gioco. Il ritorno sarà allora subordinato ad un diktat: chiederà una maggiore autonomia, minori impegni e responsabilità verso il partner, rifiuterà progetti futuri volti alla abnegazione femminile, fino a ipotizzare un rapporto aperto a nuove conoscenze e partner sessuali.
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