ASTENSIONISMO COME DISAFFEZIONE E RIVOLTA PACIFICA MAGGIORITARIA
L’astensionismo vola e delegittima la politica ciarliera e inconcludente al di là delle appartenenze partitiche. Sovente ben oltre il cinquanta per cento degli aventi diritto non si reca più ai seggi e comunque non dà il suo voto, manifestando stanchezza, disillusione e lontananza dalle istituzioni.
È il fallimento conclamato del sistema rappresentativo divenuto nel corso degli anni una piovra famelica e clientelare.
Il Partito dell’Astensione supera di gran lunga quelli ritenuti vincenti, pur nel silenzio dei mass media e di chi vive alle spalle degli elettori-contribuenti. Votare non è un obbligo normativo.
Nessuno deve sentirsi in colpa nell’astenersi: è una scelta libera che indica che non ci si accontenta più del meno peggio.
Astenersi significa non riconoscere e soprattutto non riconoscersi in un sistema concretamente privo di capacità di ascolto e sempre più lontano dalle reali esigenze dei cittadini. Le truppe cammellate, portatrici di voti, restano solo i tesserati e quelli che hanno avuto o pensano di poter avere da questo o quel partito, da questo o quell’eletto, da questo o quel candidato.
Il vasto resto, ovvero la maggioranza silenziosa composta da uomini e donne libere, non è più disposto ad assecondare una pratica stanca, divenuta prassi manieristica e abitudine priva di valore sostanziale.
GLI ITALIANI SONO STANCHI DELLE CHIACCHIERE DELLA POLITICA
Gli italiani preferiscono stare a casa a leggere un libro piuttosto che avallare con il proprio voto una politica fallimentare, corrotta e chiacchierona.
Le percentuali di voto sono oramai ridicole, non degne di una democrazia compiuta che appare, invece, zoppa e sempre più malconcia.
Le recenti consultazioni per il rinnovo dei Consigli regionali e per l’elezione dei Presidenti di giunta regionale, pomposamente definiti “Governatori”, hanno tratteggiato un quadro a tinte fosche. La partecipazione al voto è ai minimi storici. Di certo manifesta una ferita profonda e sanguinante.
I tifosi delle opposte fazioni non ragionano, non riflettono, non analizzano l’attuale situazione.
Essi sono abituati ad applaudire, a sorridere, a compiacere il capo di turno.
Nell’ultimo quarto di secolo la morte dei partiti, con la conseguente assenza o chiusura di sedi che erano prima luoghi di dialogo, ha accompagnato per mano la crescita del non voto.
NEL FUTURO IL NON VOTO CRESCERA’
L’insofferenza si percepisce con mano, la sfiducia pure.
Il non voto è il risultato di cambiamenti non avvenuti, di regole del gioco stantie, di oligarchie sradicate dai Cittadini, di decenni di parole e non di fatti.
E’ un astensionismo al momento non determinante ma che brama una via d’uscita, un cambiamento profondo, una Politica davvero espressione dei Cittadini.
Nel frattempo latitano le opere pubbliche, cresce l’insicurezza urbana, aumenta la precarietà del lavoro e vola l’inflazione. Sanità, scuola e giustizia non garantiscono soddisfazione.
Sono questi gli elementi da considerare senza esprimere giudizi sommari e severi su chi decide di non recarsi più ai seggi. L’astensione è oggi la nuova forma di protesta civile, silenziosa ma crescente in mano agli elettori.
Siamo arrivanti al punto in cui lo scollamento fra addetti alla “politicherìa” e Cittadini sovrasta le misere chiacchiere di liti di potere, di candidature e di poltrone e i Cittadini cercano una nuova strada. Non potete più far finta di non vedere.
Fermi tutti, Signori del potere rintanati nelle burocrazie dei partiti: è l’ora di affrontare questa situazione!
Pippo Della Corte






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