Ott 7, 2025 | Battaglie | 0 commenti

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ENERGIE ALTERNATIVE: IL CASO SARDO E L’AZIONE PER LE COMUNITA’ ENERGETICHE RINNOVABILI

Vi sono significative ragioni che quotidianamente, o quasi, sulla stampa sarda appaiono articoli che riportano notizie relative a manifestazioni, organizzate da comitati spontanei di cittadini, contrari all’installazione di impianti eolici o fotovoltaici a terra, in varie zone della Sardegna.
Pur esprimendo, in generale, una valutazione positiva in merito all’apporto che tali impianti potrebbero dare sotto il profilo economico ed ambientale – per le emissioni nell’atmosfera – i suddetti movimenti esprimono in Sardegna una protesta giustificata. Occorre evidenziare, innanzitutto, che il rispetto per l’ecosistema si deve concretizzare in una politica sinergica sia attraverso la limitazione delle emissioni dannose per l’atmosfera, sia attraverso il rispetto per il paesaggio, la fauna e la flora propri di un determinato territorio e non con impianti senza alcuna programmazione.

 

Situazione sarda

Analizzando la situazione sarda, non c’è dubbio che ci troviamo in presenza di un vero e proprio intento speculatorio, che, pur evidenziando la volontà di risolvere il problema energetico e in assenza di una politica organica risolutiva, mira soltanto a ricavare il massimo del profitto per taluni speculatori. Lo dimostra, fra l’altro, il fatto che il concretizzarsi delle richieste di installazione di centrali fotovoltaiche a terra e di torri eoliche creerebbe, per la Sardegna, un surplus di energia pari ad 11,8 volte i propri consumi.
Si consideri che, attualmente, la produzione di energia, in Sardegna, è già notevolmente superiore ai fabbisogni, tant’è che annualmente vengono cedute alla rete nazionale alcune migliaia di Gigawatt.

 

Cosa proponiamo

Dobbiamo davvero pervenire all’azzeramento delle emissioni nocive, riversate nell’atmosfera dagli attuali impianti di produzione di energia. Invece in Sardegna l’installazione di impianti fotovoltaici e di torri eoliche si preannuncia come le cosiddette “Cattedrali nel deserto”, già vissute nell’isola e conseguenti alla mancata industrializzazione degli anni ’70. Si prefigura, cioè, che possa permanere sul territorio un’infinità di torri eoliche e di centrali fotovoltaiche inutilizzate, il cui smantellamento comporterebbe, nel tempo, ingenti oneri, legati anche al necessario conseguente ripristino delle aree dismesse.
La soluzione c’èCivicrazia in Sardegna ha promosso, fin da subito, la politica che promuove la creazione delle Comunità energetiche rinnovabili (CER), con l’installazione di impianti fotovoltaici sulla sommità degli edifici (contribuendo, tra l’altro, alla pianificazione di una CER sociale presso un comune della provincia di Cagliari), e intende portare avanti questa linea. Si ritiene, infatti, che questa rappresenti l’unica modalità per coinvolgere direttamente il cittadino, che può, in tal modo, contribuire alla soluzione dei problemi derivanti dai bisogni energetici della propria comunità.
Occorre, peraltro, considerare il fatto che gran parte dell’energia prodotta viene assorbita dalle industrie, dalle piccole imprese e dalle attività commerciali ed artigianali, mentre una quantità minore è destinata al soddisfacimento delle esigenze di consumo civili.
Alla luce di ciò, è auspicabile che la politica governativa aumenti le risorse disponibili – riducendo, al contempo, quelle finalizzate alla mera realizzazione di centrali fotovoltaiche a terra e di torri eoliche – e le utilizzi:

– per attuare una politica energetica mirata ad implementare la creazione di CER, con realizzazione di impianti fotovoltaici sulle sommità degli edifici, coinvolgendo non soltanto i singoli cittadini, ma tutte le parti utilizzatrici presenti nelle singole comunità, e incrementando i contributi finanziari a fondo perduto, a disposizione dei Comuni per lo studio, la realizzazione e la gestione dei relativi progetti;
– per supportare le industrie nel rendersi autonome, attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici all’interno delle proprie aree di pertinenza e sulla sommità dei propri edifici;
– per favorire, con riguardo alle utenze non abitative, l’utilizzo del metano, soluzione, quest’ultima, prevista anche nell’ultimo documento, sottoscritto sul tema, da Stato e Regioni.

Giuseppe Giancarli

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