INTRODUZIONE
Gli studi che indagano gli effetti genotossici dell’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF) (3 kHz-300 GHz) hanno utilizzato un’ampia varietà di parametri e i risultati sono stati incoerenti. È necessaria una mappatura sistematica delle ricerche esistenti per identificare i modelli emergenti e informare la ricerca e le politiche future.
OBIETTIVI DELLA RICERCA
Una recente revisione sistematica della letteratura ha individuato oltre 500 studi pertinenti, classificati come in vitro (53%), in vivo (37%) ed epidemiologici (10%), e raggruppati in base al tipo di danno al DNA, all’organismo, all’intensità, alla durata, alle caratteristiche del segnale, ai marcatori biologici e alla fonte di finanziamento. Oltre la metà (58%) degli studi che hanno osservato danni al DNA hanno utilizzato esposizioni inferiori ai limiti stabiliti dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP).
CONCLUSIONI
Le evidenze globali rivelano che l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF) può essere genotossica e potrebbe comportare un rischio di cancro. La durata dell’esposizione e le condizioni di vita reale, sono i fattori più importanti che influenzano la genotossicità, giustificando ulteriori ricerche mirate. Gli attuali limiti di esposizione internazionali (ICNIRP), per proteggere la popolazione da eventuali impatti sanitari correlati alle radiofrequenze, non sono adeguati in quanto non tengono conto degli effetti biologici di bassa/bassissima intensità. Campagne di informazione preventive sull’utilizzo della tecnologia (smartphone, ad es.) soprattutto a difesa dei più giovani, sono indispensabili.
dr. Paolo Orio. 





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