UN RICONOSCIMENTO UFFICIALE DEL VALORE DEL VOLONTARIATO
Finalmente, dopo anni di attesa, l’imminente entrata in vigore del decreto permetterà la certificazione delle competenze acquisite nel volontariato. Questo provvedimento rappresenta un passo storico per l’Italia, riconoscendo ufficialmente il valore e il ruolo cruciale dei volontari nella crescita del Paese. Il decreto, ora in fase di approvazione finale, non si limita a un gesto simbolico, ma stabilisce un meccanismo concreto per valorizzare le competenze informali che spesso restano invisibili.
IL MECCANISMO DI CERTIFICAZIONE E I BENEFICI PER I VOLONTARI
Il cuore della riforma è l’istituzione di un percorso formale che consentirà agli Enti del Terzo settore (Ets) di certificare le competenze dei propri volontari. Per ottenere questa attestazione, i volontari dovranno svolgere almeno 60 ore di attività in un arco di 12 mesi, seguendo un progetto personalizzato e supportato da un tutor. Completando con successo almeno il 75% del percorso, riceveranno un “documento di trasparenza” che attesta le competenze acquisite. Questo certificato potrà essere speso in diversi ambiti: come crediti formativi a scuola e all’università, come valore aggiunto nel mondo del lavoro e, in futuro, anche nei concorsi pubblici.
UN IMPATTO DOPPIO PER LA SOCIETÀ E IL SINGOLO
L’impatto di questa iniziativa è duplice. Da un lato, rafforza il ruolo del volontariato come educazione non formale, offrendo ai giovani e meno giovani l’opportunità di crescere personalmente e professionalmente attraverso l’impegno civico. Le competenze trasversali acquisite – come il problem-solving, il lavoro di squadra e la leadership – sono oggi tra le più richieste dal mercato del lavoro, e il volontariato ne è una palestra eccezionale.
Dall’altro lato, il decreto si inserisce nel più ampio Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze, dando dignità e valore ufficiale a un bagaglio di esperienze che, pur essendo ricchissimo, rimaneva finora privo di riconoscimento formale. Questo aiuta a superare la percezione del volontariato come un’attività di secondo piano, elevandolo a una componente fondamentale della formazione e del percorso di vita di un individuo.
CIVICRAZIA E LA PROMOZIONE DELL’IMPEGNO CIVICO
Civicrazia, da sempre in prima linea per la valorizzazione del terzo settore e della cittadinanza attiva, vede in questo decreto un traguardo fondamentale e un’opportunità unica per l’intero Paese. Il provvedimento risponde a una delle principali istanze promosse da associazioni: dare un riconoscimento concreto a chi si impegna quotidianamente per il bene comune. Attraverso la certificazione delle competenze, si offre una nuova motivazione a chi già dedica il proprio tempo agli altri e si incentiva una nuova generazione di cittadini a mettersi in gioco.
Per Civicrazia, il decreto non è solo un atto burocratico, ma un potente strumento di responsabilizzazione e promozione sociale. La certificazione, infatti, non solo premia il singolo, ma rafforza l’intero settore, rendendolo più professionale e trasparente.
VERSO UN FUTURO DI TRASPARENZA E SOSTEGNO
Parallelamente alla certificazione, il decreto interministeriale prevede una serie di misure volte a supportare e professionalizzare il Terzo settore. Tra queste, l’obbligo per le Onlus di iscriversi al Registro unico nazionale del terzo settore (Runts) entro marzo 2026, un’iniziativa che garantirà maggiore trasparenza e fiducia. Per facilitare questo passaggio, il Ministero prevede un accompagnamento con guide operative e chiarimenti. Inoltre, sono stati stanziati finanziamenti straordinari per sostenere progetti di interesse generale e favorire l’accesso al credito per gli enti.
Ernesto Marino 





0 commenti