Sono trascorsi oramai 15 anni da quando i Cittadini della ASL Roma 5 iniziarono ad occuparsi delle serie carenze croniche sanitarie che erano presenti in questa vasta ASL.
In effetti la suddetta ASL, posta tutta al di fuori della capitale, comprende ben 70 comuni che si trovano geograficamente distribuiti tra Palombara Sabina e Carpineto Romano, tanto per intenderci. Sono presenti circa 500 mila residenti e su questo grande territorio transitano altri due milioni di persone per motivi di lavoro, turismo ed altro.
Sono quindi presenti:
a) Grandi zone industriali (Dove sono presenti aziende del calibro di Avio, Leroy Merlin ed Amazon)
b) Realtà ad alto tasso di inquinamento ambientale, come la zona S.I.N. della Valle del Sacco o la zona dell’ Inviolata di Guidonia con le sue discariche. Dobbiamo inoltre considerare che la presenza di queste zone così inquinate dovrebbe predisporre addirittura un potenziamento dei servizi sanitari
c) Parco giochi, di dimensioni nazionali, “Magic Land” a Valmontone
d) Un outlet tra i più grandi d’Italia sempre a Valmontone e diversi centri di attrazione culturale come Tivoli, Palestrina o Zagarolo, ricchi di storia e di zone museali conosciute in tutto il mondo.
Purtroppo a fronte di una realtà sociale così dinamica e frequentata, l’offerta di sanità pubblica, da molti anni, risulta essere gravemente deficitaria tanto da costringerci nel 2015, tramite legali di Cittadinanza-attiva Lazio, a presentare un dettagliato Esposto, in merito, presso la Procura della Repubblica di Tivoli, arrivando poi a chiedere il commissariamento della nostra ASL per numerose e serie problematiche sanitarie. In seguito, visto il perdurare della condizione di malasanità, si è cercato di coinvolgere ufficialmente tutti i livelli istituzionali, dai sindaci alla Regione, fino alle più alte cariche dello Stato con esiti non soddisfacenti.
Ovviamente, i tagli lineari selvaggi che hanno riguardato il sistema sanitario nazionale e la recente pandemia hanno dato il colpo di grazia, creando veramente una situazione socio sanitaria che discrimina fortemente, a livello costituzionale, i cittadini residenti in questo territorio.
Ecco alcune notazioni:
1) Dopo la chiusura di 3 ospedali e il ridimensionamento di diversi reparti ospedalieri, sono rimasti solamente 450 posti letto ospedalieri, a fronte dei circa 700 posti letto esistenti 20 anni orsono e dei 1450 che ci spetterebbero in realtà per legge (3posti letto ogni 1.000 abitanti).
2) Esiste un’ estrema carenza di ambulanze e medici per l’emergenza a bordo, presenti sul territorio, dato che ne servirebbero almeno 9, vista la popolosità dell’ASL e la sua particolare e vasta orografia.
3) Assenza di risonanze magnetico-nucleari, nel senso che non esiste neanche un macchinario del genere negli ospedali pubblici della ASL.
4) Personale sanitario, sia medico che infermieristico, che tecnico ed assistenziale, carente in molti ruoli; anche delicati come l’anestesia, la rianimazione, la cardiologia, la radiologia e molti altri ancora. Ad esempio presso l’ospedale di Palestrina, che serve un utenza di circa 100 mila persone, non è ancora disponibile un cardiologo di notte o nei giorni festivi, neanche in pronta disponibilità.
5) Mancanza di posti letto di chirurgia pediatrica, per cui qualunque intervento chirurgico, da eseguire su pazienti tra 0/18 anni, deve essere seguito in genere negli ospedali romani, sottoponendo l’utenza a notevoli difficoltà di natura logistica.
6) Esiste al momento un solo reparto di ostetricia e ginecologia ed un solo reparto di pediatria e neonatologia in tutta la ASL
7) Le liste di attesa per visite specialistiche, esami diagnostici ed interventi chirurgici, sono semplicemente allucinanti. Ovviamente anche qui si potrebbe continuare a lungo ad elencare situazioni veramente al limite della sopportabilità civica, ma preferisco invece sottolineare che tutto ciò realizza un’evidente e notevole discriminazione tra i cittadini che vivono nei nostri comuni e quelli che vivono a Roma, insomma, cittadini di serie B e di serie A.
Fino ad una ventina di anni orsono, gli ospedali ed i distretti territoriali della ASL Roma 5 riuscivano a smaltire la maggior parte delle richieste di natura sanitaria, mentre attualmente si è costretti a rivolgersi forzatamente alla sanità romana o addirittura a quella abruzzese anche per semplici visite ambulatoriali o per banali esami diagnostici, realizzando così un vero e proprio turismo sanitario, con tutto quello che ne consegue come grande disagio sociale ed economico.
Attualmente abbiamo saputo che la regione avrebbe deciso la costruzione di un nuovo ospedale Tiburtino, che sorgerebbe in vicinanza di Tivoli, sostituendo probabilmente il vecchio ospedale, che si trova nel centro della cittadina. Per cui, in realtà, non cambierebbe di molto l’offerta di posti letto, anche perché questa nuova struttura, in primis sarebbe funzionante non prima di una decina di anni, in secondo luogo dovrebbe servire anche a decongestionare il quadrante est di Roma.
Restiamo perciò in attesa di ulteriori decisioni della regione Lazio, dovendo nel frattempo servirci sempre più spesso della sanità privata e/o convenzionata, che sta allargando notevolmente la propria presenza nelle nostre cittadine, oppure ricorrere ad Assicurazioni sanitarie.
Naturalmente continueremo nelle nostre azioni di protesta civica e di proposte tecniche, derivanti dalle vere esigenze della nostra popolazione, che noi ben conosciamo, avendo sempre di più il triste dubbio che la condizione attuale non sia soltanto il frutto di scelte tecnico-amministrative sbagliate, ma piuttosto di un preciso intento di depotenziare lentamente l’offerta di sanità pubblica a favore di quella privata, come già si è verificato in altre zone d’Italia.
E allora, che qualcuno ci convinca che questo dubbio non sia fondato, per cortesia! Ai posteri l’ardua sentenza?
di Stefano Fabroni, Ex-dirigente medico ospedaliero e Presidente Comitato Salute ed Ambiente Asl Roma 5
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